SoftBank dice addio a Pepper, robot umanoide

L’androide Pepper, simbolo della multinazionale giapponese SoftBank, non verrà più prodotto. Si tratta dell’ennesimo segnale di una netta inversione di tendenza riguardo al campo degli androidi.


E pensare che, secondo le previsioni più nefaste, nel giro di qualche anno avrebbero dovuto ribellarsi all’essere umano e prendere il controllo del pianeta Terra. Il futuro dei robot non sembra più così promettente (o minaccioso). SoftBank, la multinazionale giapponese leader nel settore ha infatti annunciato che smetterà di produrre Pepper. Si tratta di uno dei volti più noti – se così si può dire – tra gli androidi di tutto il mondo.

Pepper è dotato di un sistema di intelligenza artificiale che gli permette di comunicare (in maniera elementare) con chi gli sta intorno e di analizzarne gestualità, espressione e tono di voce. Pepper aveva trovato una delle sue prime applicazioni come addetto all’accoglienza nei negozi. Prometteva di poter essere utilizzato anche per semplici funzioni di controllo nei luoghi pubblici. Tra di esse chiedere per esempio di indossare la mascherina a chi ne era privo), oltre che come robot da compagnia per persone anziane e sole. Da quando SoftBank, nel 2012, ha acquistato la società ideatrice e produttrice di Pepper, la francese Aldebaran, sono però stati costruiti soltanto 27mila esemplari del robot umanoide. Una delle conseguenze dello stop a Pepper, riportato per primo dalla Reuters, è il licenziamento di circa metà dei 330 dipendenti che in Francia si occupavano della sua produzione. 

Un cambio di rotta

L’addio a Pepper rappresenta un chiaro segnale di quanto sia ridotta la platea commerciale interessata alle capacità di robot. Negli ultimi anni, hanno infatti faticato a mantenere le promesse. Si pensava che le prime, clamorose, esibizioni pubbliche di robot come Pepper (e ancora più come Sophia o Erica) fossero solo gli iniziali esempi di un’evoluzione inarrestabile, che avrebbe portato queste macchine a essere sempre più intelligenti. Capaci di comunicare e di svolgere mansioni in autonomia. L’impressione, invece, è che negli ultimi anni l’evoluzione dei robot umanoidi non sia stata all’altezza delle aspettative. 

Ed è forse anche per questo che il CEO di SoftBank, Masayoshi Son, non sembra più così intenzionato a scommettere sul settore della robotica avanzata. Nel corso del mese di giugno ha infatti anche completato la cessione a Hyundai dell’80% di Boston Dynamics, la più nota – soprattutto grazie agli stupefacenti video – tra le società produttrici di robot avanzati che proprio SoftBank aveva a sua volta acquistato da Alphabet (Google) nel 2017. Una cessione avvenuta al prezzo di 1,1 miliardi di dollari. Un quarto di quanto, per esempio, la startup Aurora ha pagato per acquistare la divisione di auto autonome di Uber. 

I progetti del futuro

Nei quattro anni di matrimonio tra SoftBank e Boston Dynamics si è comunque assistito alla commercializzazione dei due primi robot. Spot, il quadrupede utilizzato principalmente a scopi di sorveglianza, e l’annunciato robot-magazziniere Stretch. Hyundai punterebbe però a mettere a frutto le competenze della società statunitense soprattutto nello sviluppo delle “automobili che camminano” a cui sta lavorando già da qualche anno. E SoftBank invece? Stando alla Reuters, si dedicherà principalmente alla produzione di Whiz: un robot per le pulizie che ricorda una versione più evoluta del Roomba. Altro che conquistare il pianeta, i robot del futuro assomigliano ancora terribilmente a dei normali elettrodomestici.

About Mattia Atzeni

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