Il nuovo trend del turismo consapevole influenza pesantemente il mercato, spingendo gli operatori del settore ad adeguarsi a questa nuova tendenza. Ma questa potrebbe rivelarsi una necessità per rilanciarsi.
La rivoluzione del vivere responsabile è finalmente iniziata. Nell’attesa di comprendere se si tratti di una tendenza o di una vera presa di coscienza, e nella speranza di trovarsi comunque davanti a un processo irreversibile, tutti gli attori hanno preso consapevolezza che d’ora in avanti si dovrà fare i conti con questo nuovo trend, il turismo consapevole.
Il grande vettore che porta i turisti in giro per il mondo ha imboccato una strada che va in una direzione esattamente opposta a quella battuta dalla globalizzazione senza limiti. Lo fa virando a vantaggio di servizi personalizzati, esperienze uniche e ricche di contenuti autentici. Possibilmente sostenibili, a tutti i livelli.
Oggi non c’è marchio automobilistico che non abbia almeno un modello elettrico a listino; non c’è marca di abbigliamento che non si affretti a dichiarare la sostenibilità della propria filiera; i negozi alimentari bio non sono più prodotti di nicchia. Il cliente responsabile non si accontenta più dell’acquisto occasionale al mercato equosolidale o della gita all’agriturismo: vuole vivere responsabilmente, tutti i giorni dell’anno. Anche in vacanza.
Il turismo consapevole: moda o necessità?
Anche il settore del turismo, da qualche tempo, è più sensibile al rispetto e orientato alla sostenibilità. Un atto dovuto, poiché si tratta di preservare quanto più possibile la biodiversità e il patrimonio culturale e ambientale mondiale e, quindi, di riflesso, le mete dei vacanzieri.
Quello sotto forma di turismo sostenibile è un prodotto che poco ha a che vedere con il mero spostamento da A a B e ritorno; insomma, non si tratta di un viaggio che si risolve nel raggiungimento di una destinazione, ma si tratta di un viaggio esperienziale. La meta non è la destinazione; la meta è il viaggio stesso.
Steve McCurry, fotografo che più di ogni altro ha saputo catturare la diversità culturale in un’istantanea, ha più volte candidamente ammesso che le foto migliori le ha scattate mentre raggiungeva la destinazione assegnatagli per un dato servizio. E sempre avvicinandosi in punta di piedi a conoscere nuovi paesi, nuove realtà.
Una consapevolezza profonda
Viaggiare è un’azione profonda che necessita di grande consapevolezza. La consapevolezza che il viaggiatore è una parte fondamentale del viaggio. Quando si prepara la valigia, si mette dentro un carico di aspettative. Si spera che esse trovino riscontro una volta arrivati a destinazione e, possibilmente, già durante il viaggio.
Si tratta di qualcosa che esula dalla sua disponibilità economica, dalle passioni che lo animano, dal luogo che sceglierà: il turista consapevole sa bene che a guidarlo saranno un (rispettoso) sentimento di conoscenza di luoghi e persone, di tradizioni, di diversità (data e ricevuta), le esperienze che vi porterà e quelle che otterrà in cambio, la speranza di ricevere un arricchimento culturale in cambio di un contributo economico a chi – terre e uomini – lo accoglierà.
Il turista consapevole vive nella ferma convinzione che, se proprio non riuscirà a dare qualcosa di più di un semplice contributo economico, quantomeno dovrà lasciare tutto così come l’ha trovato, proprio come vorrebbe che i suoi ospiti facessero nella sua casa, nella sua città, nella sua patria.
Cosa si può (e si deve) fare…
Tutto inizia con la scelta della destinazione. Un viaggio consapevole inizia necessariamente con una scelta consapevole, non può essere altrimenti. Bisogna chiedersi quali emozioni si vorranno provare, immaginare i luoghi e i volti che si vedranno.
Un turismo sostenibile è tale se è sostenibile per chi ospita; deve essere sostenibile per l’economia dei paesi che accoglieranno i turisti, non solo per le loro tasche. È un turismo fatto di enogastronomia autoctona, di spostamenti su mezzi tipici anche se lenti, di case vacanza nel Salento o Puglia che si integrano bene nel paesaggio e permettono spostamenti senza mezzi perché nei centri storici o a due passi dalle spiagge.
Il turista responsabile deve accettare l’idea di essere un ospite. Come tale deve essere disposto a calarsi nella realtà che andrà a visitare, abbandonando la pretesa di “sentirsi come a casa”. Deve accettare l’idea di essere in casa d’altri. Andare a mangiare nel fastfood più famoso al mondo potrà far risparmiare qualche soldo. Soggiornare in comode catene alberghiere o in asettici villaggi turistici potrà anche sembrare un buon compromesso. In realtà, è una forma di voyerismo che poco si confà all’esperienza antropologica e culturale a 360 gradi che tutti, almeno a parole, vorrebbero fare.
Il dovere del turista
Che ci si sposti a occidente o a oriente, a nord o a sud, il turista responsabile ha il dovere di chiedersi quanto stia aiutando la popolazione autoctona e la cultura del posto a preservarsi. Quanto stia facendo per non contaminarla, stravolgerla o anche solo tentarla.
Che ci si sposti verso lidi più ricchi o più poveri non fa alcuna differenza: paese che vai, usanze che trovi. Anche se solo per poco, occorre provare a vivere in simbiosi con la popolazione del luogo, abbeverarsi alla fonte della conoscenza, partecipare a usanze e tradizioni, provare cibi e usanze, approcciandosi con rispetto, andando oltre all’indagine sulla sicurezza e sui rischi di offendere gli indigeni, che solitamente si fa per ragioni di sicurezza e incolumità personale.
… e come farlo
Se non si è già dei turisti consapevoli certificati, per essere sicuri di muoversi nel modo giusto, è preferibile appoggiarsi a tour operator che conoscano il territorio che si vuole visitare, oppure alle ONG e, ovviamente, alle associazioni locali di promozione del territorio.
Fare del turismo ecologico, cioè visitare aree naturali per entrare in contatto con il patrimonio naturalistico e storico-culturale per conoscerlo senza contaminarlo, oggi è molto più semplice ed economico che in passato. Non solo hotel green, ma interi circuiti ricettivi (alberghi, B&B e villaggi) garantiscono oggi il rispetto delle linee guida del turismo eco-friendly: sinergie con la mobilità sostenibile (treni e autobus elettrici), noleggio di biciclette e colonnine per la ricarica di auto elettriche, energia da fonti rinnovabili per elettricità e acqua calda, recupero dell’acqua piovana per gli sciacquoni, incentivi alla produzione locale e approvvigionamenti di provviste a kilometro zero.
Certo, un ruolo importante lo riveste la politica: su Google è possibile reperire informazioni anche su quanto i governi e gli amministratori facciano per incentivare e offrire un turismo sostenibile. Sono loro i custodi dei luoghi che vengono visitati e sta a loro preservarli.
Emblematica la scelta del Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026. Nell’accettare l’affidamento da parte del Comitato Olimpico Internazionale la gestione dell’hospitality e tutto l’indotto alla società americana On Location, leader mondiale del settore, ha preteso un confronto costante teso alla salvaguardia e alla valorizzazione dei valori tradizionali delle regioni ospitanti (Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto). Un esempio di globalizzazione delle competenze a tutela delle diversità culturali.