Sebbene oltre la metà della spesa pubblica italiana sia in capo a Regioni ed enti locali, le tasse degli italiani continuano in massima parte a confluire nelle casse dello Stato centrale.
Le Amministrazioni locali, che gestiscono una quota di spesa pubblica superiore a quella delle Amministrazioni centrali continuano a dipendere in buona misura dalle coperture finanziarie che arrivano da “Roma”.
Tuttavia, i tempi di erogazione da parte dello Stato centrale non sempre sono velocissimi, anzi.
Cosa occorre fare per ridurre le tasse ?
Vanno trasferite funzioni e competenze agli enti periferici
Tutto ciò con l’obbiettivo di abbassare il carico fiscale generale e conseguentemente migliorare i conti pubblici, esaltando così il principio del “vedo, pago e voto”.
Nonostante contiamo un numero spropositato di tasse, imposte e tributi, le prime 20 voci (per importo prelevato) incidono sul gettito tributario totale per il 93,7 per cento. Solo le prime 3 – Irpef, Iva e Ires – pesano sui contribuenti italiani per un valore complessivo pari a 320,6 miliardi di euro. Un importo, quest’ultimo, che “copre” il 62 per cento del gettito complessivo.
Le entrate sono aumentate
. L’inflazione, sempre in questo arco temporale, è aumentata del 37 per cento, 10 punti in meno rispetto alla crescita percentuale del gettito.
“Qualcuno può affermare con cognizione di causa che con 166 miliardi di entrate in più la nostra macchina pubblica ha funzionato meglio e i contribuenti italiani hanno ricevuto più servizi, oppure questo prelievo aggiuntivo li ha impoveriti, contribuendo a non far crescere il Paese ? Noi non abbiamo dubbi; propendiamo senza esitazioni per la seconda ipotesi”: commenta la Cgia di Mestre.
gli ultimi dati statistici dell’OECD3 ,, l’Italia è al 4° posto a pari merito con l’Austria (42,4 per cento) per incidenza della pressione fiscale sul PIL