Sardi ferrovia 2011

I Crc Posse ricordano la strage di Itri del 1911

Una canzone per ricordare i fatti del 12 luglio del 1911 a Itri in cui muoiono dieci uomini sardi e altri sessanta sono feriti per essersi ribellati alla camorra. Una storia che non si trova nei libri di scuola, dicono i CRC Posse, e che tengono viva attraverso la musica.

La strage di Itri del 1911 fu un eccidio avvenuto ad Itri, comune situato nella regione storica chiamata Terra di Lavoro. Due giorni: il 12 luglio sera e proseguita sino al 13 in cui dieci sardi morirono e sessanta furono feriti. L’eccidio avvenne ai danni degli operai sardi impiegati nella realizzazione dell’attuale ferrovia Roma-Formia-Napoli. L’eccidio coinvolse anche i familiari delle vittime, da tempo residenti in loco. Gli scontri avvennero ad opera di un numeroso gruppo di itrani, guidati dal sindaco e da alcuni carabinieri e guardie campestri, con l’intenzione di cacciare in primis gli operai sardi che protestarono contro il pagamento del pizzo alla camorra, la quale attraverso la Ditta Spadari gestiva l’intero progetto ferroviario comprese altre attività dislocate in tutta la zona.

Le proteste dei sardi nascono per le condizioni di lavoro disagiate: lavoro più gravoso e una paga inferiore rispetto a quella percepita dai lavoratori continentali. Riascolta la canzone dei CRC Posse.

La storia: il 12 luglio 1911

Tutto ebbe inizio da un piccolo screzio la mattina del 12 luglio, giorno di paga. Un gruppo di Sardi una volta ricevuta la quindicina decise di recarsi in Piazza Incoronazione. In quel momento un cavallo guidato da Antonio Del Bove si fermò a due passi dal gruppo di sardi: ci fu uno scambio di battute da entrambe le parti e il tutto degenerò in una rissa. Sul posto accorsero i carabinieri che arrestarono solo un sardo, Giovanni Cuccuru di Silanus. I suoi compagni si rivoltarono cercando in tutti i modi di farlo scarcerare ma invano. Non si capacitarono del fatto che venne sottoposta ad arresto solo ed esclusivamente una delle due parti.

Sul posto arrivano altri carabinieri e uno di loro, puntando la pistola alla testa di Cuccuru, minaccia di sparargli se la situazione non fosse tornata alla normalità.

Tra le tante cause vi è l’azione della Ditta Spadari, coadiuvata dal sindaco di Itri Gennaro D’Arezzo e da altri esponenti delle autorità locali, volta a fomentare un sentimento di odio razziale e di risentimento nella popolazione itrana verso il popolo sardo.

Il giornale Grido di Gaeta scrisse

«…Gli itrani han mal sopportato la presenza degli operai sardi, perché li ritenevano cattivi di natura e capaci di commettere solo danni, ma tolleravano l’operaio sardo perché spende generalmente tutto ciò che guadagna in Itri, la cui popolazione se ne avvantaggiava. Ma nei paesi di limitata popolazione la prevenzione ed il pregiudizio si fanno sollecitamente strada e vi mettono poi radici saldissime. Così, in Itri, si tolleravano i sardi per proprio tornaconto ma si insisteva sempre pel loro allontanamento».

Attualmente non c’è stato un reale riconoscimento di quanto accaduto ad Itri. L’incontro di due popoli di mentalità, storia, idee e costumi si differenziavano sensibilmente, associato all’assenza di un adeguato interessamento da parte delle istituzioni e del Governo nel dedicarsi attentamente a riconoscere le diversità culturali, storiche e sociali di ogni singola regione, contribuirono a scatenare una simile tragedia.

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