La storia del “Ghetto degli Ebrei” sorge sul bastione di Santa Croce, a picco sulle mura di cinta del quartiere di Castello.
Il Ghetto degli ebrei nasce nel 1738 come caserma militare intitolata al regnante sabaudo Carlo Emanuele III. L’opera, progettata dagli ingegneri militari piemontesi, doveva ospitare il reparto dei “Dragoni”, ed ebbe funzioni militari fino al XIX secolo. Esso nacque nel 1738 come caserma militare e fu la sede principale del corpo dei Dragoni di Sardegna.
Nel 1863, la caserma conteneva più di 300 uomini e 40 cavalli, alloggi per veterani, scuderie dei Carabinieri, magazzini del Genio e l’Intendenza militare. La denominazione di “Ghetto degli Ebrei” deriva dal fatto che realmente esisteva il quartiere dove essi abitavano, zona delimitata fra la via Santa Croce e la via Stretta.
La zona bassa del Castello dove sorge anche il “ghetto”, ospitò nel medioevo la comunità ebraica di Cagliari. Oggi si individua il quartiere ebraico, la cosiddetta Giudaria, negli isolati compresi tra la via Santa Croce e la via Stretta In quest’area sorgeva anche la Sinagoga, in seguito soppiantata dalla basilica di Santa Croce.
Una piccola comunità di ebrei pisani era presente in Castello già nel XIII secolo. Con la conquista aragonese e la cacciata dei pisani, nella giudaria di Castello si insediò una comunità ebraica di origini iberiche.
Un ghetto ebraico a Cagliari, sul modello del ghetto di Venezia, istituito nel 1516, non è mai esistito, perché gli ebrei vennero scacciati dalla città, come da ogni possedimento spagnolo, nel 1492, termine alla storia della piccola comunità ebraica di Cagliari.
Il Ghetto recuperato tramite un complesso restauro curato dal Comune di Cagliari e restituito alla città nell’edizione di Monumenti Aperti del 2000. È diventato un centro culturale polifunzionale gestito dal Consorzio Camù e ospita mostre, convegni, seminari e concerti.