I dati di una metanalisi realizzata da ricercatori americani, pubblicata di recente sull’American Journal of Medicine
l consumo frequente di cannabis non è privo di conseguenze sulla salute. In particolare per quanto riguarda i rischi cardiovascolari,essi arrivano quasi a raddoppiare. Questi dati provengono da una metanalisi realizzata da ricercatori americani della Upstate Medical University di Syracuse, New York. Questo studio è stato pubblicato di recente sull’American Journal of Medicine.
Gli studiosi hanno analizzato i dati di 1,4 milioni di persone, che avevano partecipato a un’indagine di lunga durata coordinata dai Centri di prevenzione e controllo delle malattie
Per valutare gli effetti della cannabis i ricercatori hanno eliminato una serie di fattori confondenti, seppure eliminarli del tutto non è possibile. Sono stati quindi analizzati i dati solo di non fumatori, dividendoli in due gruppi: consumatori regolari di cannabis (più volte la settimana) e persone che non l’avevano mai usata. Si è evidenziato così che i consumatori abituali (in qualsiasi forma di assunzione) presentavano un rischio aumentato dell’88% di infarto del miocardio o malattia coronarica. Mentre il rischio di ictus cresceva dell‘81%.
Non solo: in un sottogruppo con persone affette da malattie cardiovascolari precoci il danno è risultato ancora più evidente.
Si moltiplica, infatti, per 2,3 il rischio d’infarto e malattia coronarica e per 2 quello di ictus. Infine la cannabis fumata risulta avere una maggiore tossicità cardiovascolare. L’altro studio presentato, eseguito con le stesse modalità, ha trovato un legame tra l’uso di marijuana e un aumento del rischio di aritmia cardiaca nei giovani adulti. Gli autori hanno scoperto che i giovani, o quelli di età compresa tra 15 e 34 anni, che abusano di cannabis, avevano un rischio aumentato dal 47 al 52% di essere ricoverati in ospedale a causa di un’aritmia.
Gli effetti dei recettori CB1 e 2 sulla salute cardiovascolare
Per capire meglio la situazione gli esperti di Leafly hanno analizzato il contributo dei recettori del sistema Endocannabinoide sulle funzioni cardiovascolari. “I recettori CB1 si trovano in tutto il sistema cardiovascolare del corpo. Sono sul muscolo cardiaco, circondano i vasi sanguigni e regolano i nervi cerebrali che controllano la frequenza cardiaca. Quindi ci sono molte ragioni per credere che la cannabis ricca di THC possa avere un impatto sulla funzione cardiovascolare”, scrivono specificando che: “L’attivazione dei recettori CB1 da parte del THC può aumentare la frequenza cardiaca di 20-50 battiti al minuto. Questo aumento si verifica per compensare la riduzione della pressione sanguigna causata dal THC. Alcuni report rilevano che il cuore deve lavorare il 30% in più in presenza di livelli elevati di THC.