Non si arrestano i furti di sabbia in Sardegna, l’ultimo sequestro due giorni fa all’aeroporto di Alghero. Il fenomeno ora inizia a fare veramente paura.
Con l’inizio della stagione turistica riprendono anche i furti di sabbia nei litorali della Sardegna, e le campagne di sensibilizzazione non sembrano funzionare
La Sardegna è rinomata per le sue coste, quasi 2000km di spiagge e scogliere che vanno a fondersi con il mare per creare uno spettacolo mozzafiato. Bellezze, quelle dell’isola, che ogni estate attirano migliaia, se non milioni, di visitatori da ogni parte del mondo. Ma la bellezza spesso e volentieri è anche sinonimo di fragilità, l’ecosistema è bello e per restare tale va rispettato e preservato. Sfortunatamente questo non sempre avviene.
Difatti, se da una parte la stagione turistica porta benessere economico e arricchimento culturale, dall’altra porta spesso devastazione. Stiamo parlando del fenomeno del furto della sabbia. Ogni anno spiagge come Budelli, Chia e Le Saline, vengono letteralmente prese d’assalto dai ladri. L’obbiettivo principale è la rena, ma anche le conchiglie e le rocce sono un ambito bottino.
Ogni estate negli aeroporti sardi si sequestrano chili e chili di materiale protetto. Solo ad Alghero, nei giorni scorsi, ne sono stati sequestrati 3. Il mezzo preferito per il prelievo rimane la classica bottiglietta d’acqua, un contenitore maneggevole e poco ingombrante, perfetto per l’occultamento. Ma spesso e volentieri la sfrontatezza dei predoni si manifesta anche con intere sacche di plastica.
Il fenomeno è in costante crescita, tanto da attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Recentemente la famosa testata britannica “The Guardian” ha trattato l’argomento, sottolineandone anch’essa la drammaticità.
Le iniziative della Regione Sardegna
La Regione Sardegna in questi anni si è spesa molto per arginare i furti di sabbia, ma a quanto pare non abbastanza. Non sono bastate le campagne di sensibilizzazione, regionali e delle singole associazioni. Pensiamo ad esempio alle campagne con protagonisti Geppi Cucciari e Gigi Datome. Non sono bastante neanche le multe a disincentivare simili comportamenti. E parliamo comunque di somme considerevoli, si va da un minimo di 500 ad un massimo di 3000 euro.
La cosa più drammatica è che per ogni conchiglia recuperata, altre due abbandonano per sempre la Sardegna. I controlli negli scali, come dimostrato anche dalle recenti questioni sanitarie, sono ancora troppo deboli. Il personale aeroportuale e delle forze dell’ordine è irrisorio, se confrontato al numero di persone che ogni estate attraversano l’isola.
Perché si ruba la sabbia?
Ma cosa spinge un uomo o una donna a rubare, perché di un vero e proprio furto si tratta, una conchiglia o un semplice sasso? Spesso e volentieri l’egoismo è la ragione maestra. Si va dai semplici amatori, forse troppo annoiati dalle semplici cartoline, ai collezionisti incalliti. Persone che farebbero di tutto pur di poter riempire il proprio acquario, per poi mostrarlo come un trofeo all’ospite di turno.
Il collezionismo spasmodico ci porta direttamente alla seconda motivazione, che spinge una persona a sottrarre la sabbia. Forse la più pericolosa, perché include l’aspetto economico. Quando un collezionista non ha la possibilità di prelevare personalmente l’oggetto cosa fa? Semplice si rivolge ad un terzo, che glielo procura in cambio di un compenso in denaro.
Infatti, spesso e volentieri la sabbia viene rubata per poi rivenderla al mercato nero. Una motivazione che, ben più del semplice egoismo, porta una persona a rischiare anche una sanzione di 3000 euro. Una somma ridicola se confrontata al possibile guadagno.
Cosa succede alla sabbia confiscata?
Anche quando il bottino viene confiscato, è necessario un grande lavoro affinché si ristabilisca la precedente armonia ambientale. In primis, devono essere identificate le zone di provenienza della rena e delle conchiglie. Un compito più facile a dirsi che a farsi, per il quale devono essere coinvolte svariate figure specializzate, a partire dai ricercatori.
Una volta identificato il luogo di provenienza si procede al ripristino. Anche in questo caso la procedura può presentare diverse problematiche, soprattutto dal punto di vista logistico. Riportare una singola bottiglietta è poco più che uno scherzo, portarne tonnellate è tutto un altro conto. Nel 2019 sono state addirittura sei le tonnellate restituite alla sola spiaggia di Porto San Paolo dall’aeroporto di Olbia. Il risultato di 10 anni di confische. Cifre che danno la misura del danno ambientale che può arrecare nel tempo anche una sola conchiglia prelevata illegalmente.
I furti di sabbia, un problema difficile da risolvere
I furti di sabbia hanno già iniziato a creare in primi seri danni ambientali. Pensiamo alla spiaggia di Budelli, giudicata a rischio di estinzione, e limitata al pubblico per permetterne la sopravvivenza. L’unicità della “spiaggia rosa” ne rende quasi impossibile il completo ripristino. Sicuramente non è possibile rimpiazzare la rena sottratta con comune sabbia industriale. Ogni suo chicco che lascia la Sardegna, difficilmente potrà mai farvi ritorno.
La risoluzione del problema è ben lontana e le proposte per debellare il fenomeno sono spesso di difficile applicazione. Si va da chi propone un innalzamento delle multe a chi addirittura arriva a ipotizzare una sorta di D.A.SPO sul modello sportivo. Probabilmente sarebbe più consono un ingente investimento economico nella prevenzione, per intervenire e debellare a valle il problema.
Nell’attesa che qualcosa venga fatto e una soluzione venga trovata, la Sardegna perde ogni giorno un piccolo pezzo di sé. Granello dopo granello, conchiglia dopo conchiglia lentamente si distrugge un ecosistema, tanto bello quanto fragile.