La morte di Charlie Watts rappresenta la fine di un era della musica, il batterista dei Rolling Stones si è spento a 80 anni dopo un intervento al cuore
Una vita passata davanti alla batteria, in una band che ha fatto la storia della musica. La morte di Charlie Watts rappresenta la fine di un era per gli amanti del genere. Un uomo mite, che poco impersonava lo stereotipo della rockstar. Il batterista si è spento dopo l’ennesimo intervento, questa volta al cuore, che l’aveva costretto in ospedale. Le sue condizioni di salute l’avevano costretto ad abbandonare i concerti dal vivo, nell’Agosto del 2021. Concerti, che nonostante l’età avanzata e i vari acciacchi, affrontava con l’entusiasmo di un ventenne.
Eppure, dopo l’intervento lo stesso Watts aveva fatto trapelare un certo ottimismo. Un’ottimismo che purtroppo, pe ri suoi cari e i suoi fan, non si è tradotto in realtà. Cresciuto con il mito del Jazz nel difficile contesto della “working class” britannica era riuscito a diventare uno dei migliori batteristi di tutti i tempi. Un titolo conferitogli dal periodico statunitense Rolling Stone.
Il cordoglio per una rockstar atipica
Le groupies, l’alcool, la droga e gli eccessi. Tutte cose che poco si combinavano con il carattere di Charlie Watts. A differenza degli irrequieti compagni Mick e Keith, Watts non amava l’attenzione e gli eccessi di una vita da rockstar. Il suo stile gli è valso l’etichetta di rockstar atipica, più interessata alla musica che alla baldoria.
Una scomparsa, la sua, che ha immediatamente provocato il cordoglio di tutta la società, dalla musica alla politica, passando per la cultura. Elton John, Irvine Welsh, Paul McCartney e Ringo Starr, tutti colleghi che lo stimavano e non hanno perso l’occasione di dargli il loro ultimo saluto.
In un ventesimo secolo pieno di cambiamenti, anche nella musica arriva il momento di voltare pagina. Una pagina di storia scritta con le bacchette e non con la penna, che ha fatto innamorare milioni di persone. La Pagina scritta da Charlie Watts.