San Giorgio, primo vescovo della diocesi di Barbaria, racconta che, in occasione di una visita pastorale a Osini, giunto ai piedi di un monte impenetrabile, stanco per il viaggio e pensando ai disagi dei viandanti, il santo pregò perché si aprisse un varco che rese il cammino più breve e agevole.
La Scala di san Giorgio, detta anche Gola o Arco di san Giorgio, riconosciuto monumento naturale nel 1994, che si apre a 900 metri d’altitudine lungo le pareti che delimitano a est l’ampio tavolato calcareo-dolomitico del taccu di Osini che sovrasta il borgo ‘vissuto’ due volte.
Skala indica un accesso ripido e accidentato attraverso il costone di un rilievo, nel caso specifico un valico lungo sei chilometri che collega le valli del rio Pardu, a nord-est, e del Flumineddu, a sud-ovest. La stretta gola, originata da una frattura nel bordo dell’altopiano e delimitata da alte e incombenti muraglie rocciose alte 50 metri.
La più imponente è sa Brecca ‘e Usala, che attraversa in senso verticale la la gola e sprofonda per quasi cento metri. Risalendo lungo le pareti de sa skala, vicine fra loro, grazie a un viottolo inframmezzato da gradini, giungerai fino in cima al taccu di Osini, in un ambiente solitario, coperto da lecci.
La punta più alta (quasi mille metri) è s’Assa de su Casteddu (parete del castello), toponimo che ha indotto a ipotizzare che qui si ergesse una fortezza medievale. In realtà vi sorgeva una postazione militare romano-bizantina, come confermerebbe il ritrovamento di monete e ceramiche dell’epoca.
Il parco naturale e archeologico dela valle di Taccu. L’eredità protostorica più maestosa è il nuraghe Serbissi, formato da torre centrale e tre angolari. Simili caratteristiche architettoniche presentano altri nuraghi posti a guardia dell’area.