Le date per l’ultimo lavoro di Lucia Calamaro: dal 18 al 21 settembre
“Darwin Inconsolabile” va in scena al Teatro Massimo di Cagliari dal 18 al 21 settembre 2021. Questo l’ultimo lavoro di Lucia Calamaro per la produzione Sardegna Teatro e CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli-Venezia Giulia.
Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice che nasce a Roma e si trasferisce a Montevideo. Si laurea in Arte e Estetica alla Sorbonne di Parigi. Insegna all’Universidad Catolica de Montevideo, a Roma collabora con Rialto Sant’ Ambrogio. Ha fondato l’associazione Malebolge e ha dato corpo alla sua scrittura scenica con: Medea – tracce di Euripide; Woyzeck; Guerra; Cattivi maestri; Tumore – uno spettacolo desolato e Magick, autobiografia della vergogna.
Mentre Maria Grazia Sughi, attrice fiorentina, tra le fondatrici della cooperativa Teatro di Sardegna, interpreta una madre artista irriverente che finge la propria morte per attirare l’attenzione dei figli Simona Senzacqua, Gioia Salvatori e Riccardo Goretti. In particolare una madre anziana, artista performativa che si finge morta per ricevere un po’ di cura dai 3 figli, così occupati, così distratti, cosi disamorati, aggressivi, assenti. Simula la morte come certi animali. Infatti Maria Grazia pratica la “tanatosi“, molto diffusa tra certe specie che per scampare all’aggressione del predatore, “fanno il morto”. Il suo potrebbe esser un monito, un richiamo, un avvertimento, una richiesta o semplicemente una performer.
Inoltre tra le altre figure sono presenti nello spettacolo quella di una figlia ostetrica schiacciata dalla preoccupazione per le nuove generazioni, ambientalista imbranata: Simona. Anche quella di un figlio maestro elementare, buonissimo, che ha per le mani il futuro. Figlio che si imbatte in un fumoso testo inedito de l’ “Origine della specie“, citato da Borges, in un’intervista a Bioy Casares: Riccardo. Infine quella di una figlia in simbiosi con la madre, perfomer-artista plastica, che indaga il prospettivismo amazzonico e le teorie dell’interspecie, sentendosi più vicina al mondo vegetale che all’animale: Gioia.