Guardare al nucleo delle cellule per comprendere l’Alzheimer
Un gruppo di scienziati italiani ha identificato una proteina, detta PIN1, che protegge il nucleo cellulare da malformazioni
Quando la proteina è assente o presente in quantità ridotte, come accade nei neuroni dei pazienti colpiti dalla malattia di Alzheimer, il DNA perde anche la sua organizzazione, e le molecole scatenano l’infiammazione e le cellule degenerano.
La scoperta fatta da un gruppo di scienziati dell’Università e dell’ICGEB di Trieste, e dell’IFOM di Milano, con la collaborazione anche della SISSA
Le cellule dei nostri tessuti sono
- sottoposte anche a stimoli e stress di diversa natura
- ai quali rispondono modificando e regolando l’organizzazione del genoma e l’espressione dei geni.
Un meccanismo cruciale alla base di questa capacità fa perno sulla proteina PIN1, coinvolta nella decodifica di diversi tipi di segnali che la cellula riceve, ed è per questo implicata in molteplici processi fisiopatologici.
Alterazioni dei suoi livelli sono associate a diverse condizioni di malattia:
mentre un aumento contribuisce alla formazione dei tumori e delle metastasi
la sua diminuzione è osservata in malattie neurodegenerative come la demenza di Alzheimer.
Identificata una proteina (PIN1) che protegge il nucleo cellulare da malformazioni
“Diverse alterazioni nell’organizzazione del genoma e nell’attività dei geni sono associate all’invecchiamento e possono comportare danno al DNA e infiammazione, contribuendo alla degenerazione cellulare” spiega Giannino Del Sal, Ordinario dell’Università di Trieste, Direttore del Laboratorio di “Cancer Cell Signalling” all’ICGEB di Trieste e responsabile del programma di ricerca “Segnalazione, microambiente tumorale e metabolismo cellulare” presso l’IFOM di Milano che ha coordinato lo studio con la collaborazione di
- Simona Polo
- IFOM e Università degli Studi di Milano
- Fabrizio d’Adda di Fagagna
- IFOM e CNR-IGM di Pavia
- e Claudio Tripodo
- Università di Palermo e IFOM e di Remo Sanges e Antonello Mallamaci della Sissa.
Tra queste alterazioni
una in particolare sta emergendo per la sua particolarità e rilevanza
l’attivazione di sequenze mobili del genoma dette trasposoni, che hanno la capacità di spostarsi all’interno del genoma cellulare danneggiando il DNA e causando quindi ulteriori problemi.
E’ proprio l’anomala attivazione di questi elementi mobili del genoma che abbiamo osservato come prima conseguenza della mancanza o riduzione dei livelli di PIN1”.
Le malattie legate all’invecchiamento, come le malattie neurodegenerative e il morbo di Alzheimer, hanno un impatto sempre più rilevante dal punto di vista sociale e sanitario, visto il progressivo aumento dell’età media della popolazione e la mancanza di terapie risolutive e/o di marcatori utili a diagnosticare la malattia o prevederne l’evoluzione.