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Princesa a Venezia78: intervista alla regista Stefania Muresu

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Princesa a Venezia78: intervista alla regista Stefania Muresu
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La regista Stefania Muresu racconta il docufilm Princesa, dopo l’esordio alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia

La  Fondazione Sardegna Film Commission della Regione Autonoma della Sardegna è stata presente alla 78ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, in programma al Lido dall’1 all’11 settembre 2021 scorsi per promuovere non soltanto le due prime mondiali del cinema Made in Sardegna, rappresentato al Festival da Ariaferma di Leonardo Di Costanzo (fuori concorso) e Princesa di Stefania Muresu (evento speciale delle Giornate degli Autori), ma anche le attività della Fondazione per il supporto e l’attrazione di produzioni nazionali e internazionali nonchè numerosi appuntamenti dedicati alla Sostenibilità, organizzati in collaborazione con il Ministero per la Transizione EcologicaConnect4Climate-World Bank, Green Cross Italia, Ocean Space.

Giovedì 9 settembre è stata la volta della prima mondiale del documentario Princesa di Stefania Muresu, scritto dalla Muresu con Fabian Volti e Carlo Doneddu come autore della colonna sonora. Nello scenario di un Mediterraneo che guarda al Sud, terra di riti e credenze, Princesa è il nome di fantasia di una giovane donna nigeriana, arrivata in Sardegna attraverso i canali del traffico di esseri umani.  Vittima di un maleficio da cui cerca silenziosamente di liberarsi, la sua biografia non scritta rivela una storia di tratta e di superstizione.

«Il desiderio del film nasce dall’incontro personale con Princesa e dalla volontà reciproca di lasciare una traccia, un segno della sua storia e della storia di molte altre donne nigeriane – racconta la regista – L’ho conosciuta all’interno di una comunità di accoglienza per vittime di tratta a Cagliari, dopo essere fuggita dalla rete dei trafficanti che gestiscono in Italia il mercato della prostituzione e dello sfruttamento. Nei nostri incontri Princesa appare fugace, imprendibile e assorta in una ricerca che ci vede entrambe coinvolte. La camera è un mezzo di dialogo, uno sguardo bidirezionale che raccoglie frammenti di vita tra la sua realtà e il mio immaginario, per raccontare un cammino personale di autodeterminazione come donna, straniera, migrante, stretta dentro gli argini di uno stereotipo».

Il documentario è prodotto da Caucaso in collaborazione con Roda Film, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e il supporto di Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria e della Fondazione Sardegna Film Commission.

About Salvatore Uccheddu

Classe 1989. Appassionato cinefilo a 360°, degustatore di birre e di pizze. Amante dei bei film, ma anche di quelli brutti, davvero brutti. Si è cimentato come regista in lavori discutibile fattura. Irriducibile cacciatore di interviste agli addetti ai lavori della settima arte.