Suoni oltre alle immagini per permettere anche a non vedenti e ipovedenti di esplorare la volta celeste.
“Audio Universo: Viaggio attraverso il Sistema Solare” è un nuovo spettacolo per planetari che accompagna gli spettatori in un viaggio spaziale all’interno di una navicella. La navicella è dotata di una “macchina del suono” che trasforma la luce dei corpi celesti in suoni.
Si possono “ascoltare” le stelle che appaiono nel cielo sopra il Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory) in Cile. Ogni stella corrisponde a una nota musicale, mentre il volume ne indica la luminosità; la posizione sulla volta celeste è resa attraverso il sistema audio surround del planetario. C’è anche un’interpretazione sonora degli otto pianeti alla corte del Sole e delle loro orbite.
Lo spettacolo rappresenta dati astronomici reali attraverso il suono mediante un software. James Trayford dell’Università di Portsmouth ha sviluppato Il software ed è stato curatore del design sonoro dello spettacolo.
La colonna sonora è stata progettata per prima, in collaborazione con non vedenti e ipovedenti, per poter essere accessibile per tale pubblico. Solo in un secondo momento sono state aggiunte le animazioni visive.
Lo spettacolo risulta così fruibile per tutto il pubblico, anche senza l’uso della vista.
“L’interesse nell’uso del suono per rappresentare i dati astronomici è cresciuto negli ultimi anni perché gli astronomi hanno capito l’importanza di utilizzare l’udito al posto della vista per esplorare la quantità di dati che raccogliamo con i telescopi moderni”, afferma Anita Zanella, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) a Padova.
“Inoltre”, prosegue la ricercatrice, “alcuni astronomi professionisti non vedenti usano il suono per la loro ricerca perché le tecniche visive tradizionali non sono utilizzabili per loro. Con il progetto Audio Universo intendiamo sviluppare risorse astronomiche basate sul suono che siano utili a livello didattico nelle scuole e a livello professionale per la ricerca. Il nostro obbiettivo è di dare a tutti la possibilità di apprezzare le meraviglie dell’Universo e aumentare la percentuale di astronomi professionisti non vedenti.”
Alcune informazioni sugli studi:
I membri della comunità di non vedenti e ipovedenti hanno partecipato attivamente allo sviluppo dello spettacolo. L’astronomo non vedente Nic Bonne dell’Università di Portsmouth, oltre ad aver fatto da consulente, recita nella parte di sé stesso nella versione inglese dello spettacolo come guida agli spettatori. Nella versione spagnola, questa parte è recitato dall’astronomo non vedente Enrique Pérez Montero dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía.
Uno studente non vedente appassionato di astronomia coinvolto nella realizzazione dello spettacolo ha fornito importanti consigli, come anche il gruppo di aiuto per ipovedenti VIEWS Group Newcastle.
“Risorse didattiche come queste sono davvero innovative e fondamentali per l’autodeterminazione di tutti gli studenti oltre che per l’equità nell’accesso alla cultura scientifica”, dice Stefania Varano, coordinatrice del gruppo di lavoro INAF sull’inclusione nella didattica e divulgazione dell’astronomia.
“Gli studenti ciechi e ipovedenti scoprono che esistono astronomi che come loro non vedono ma che, nonostante questo, hanno fatto dell’astrofisica il loro lavoro. Gli studenti vedenti scoprono che il loro modo di vedere con gli occhi e capire è solo uno dei tanti modi possibili, aumentando così la loro consapevolezza della diversità del mondo.”
“I planetari sono tra gli strumenti più potenti per l’attività di divulgazione e didattica, perché permettono un’esperienza veramente immersiva e coinvolgente”, afferma Alessandra Zanazzi, esperta di divulgazione dell’INAF. “La creazione di uno spettacolo come questo permette di far conoscere a tutti la meraviglia dei planetari, indipendentemente dalle loro abilità”.