Disegnato per superare la barriera ematoencefalica, l’inibitore di tirosin chinasi di terza generazione è efficace sulle metastasi cerebrali
I pazienti adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) ALK+ in stadio avanzato hanno oggi una opzione in più.Lorlatinib, approvato in regime di rimborsabilità per il trattamento in monoterapia. Il nuovo farmaco è un inibitore della tirosin chinasi (TKI) di terza generazione. Disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica e agire quindi a livello cerebrale. Per essere attivo anche in pazienti precedentemente trattati con in cui si siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza.
Il tumore
Il tumore al polmone è una delle neoplasie più diffuse, in Italia è la terza più frequente negli uomini e la seconda nelle donne, e causa un numero di decessi superiore a quello di qualunque altra forma di cancro. Grazie alla ricerca scientifica, negli ultimi anni è stato però possibile individuare numerose alterazioni molecolari. Fra queste l’alterazione a carico del gene ALK, presente nel 5-7% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), con una maggiore incidenza in pazienti più giovani (sotto i 50 anni) preferenzialmente, ma non esclusivamente, non fumatori. In presenza dell’alterazione viene prodotta una proteina ALK mutata che promuove la crescita tumorale e la metastatizzazione delle cellule neoplastiche.
Gli inibitori della tirosin chinasi ALK sono una classe di farmaci capace di bloccare l’azione della proteina mutata, dimostrando efficacia nel trattamento dei tumori che presentano tale alterazione molecolare. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti trattati con i TKI di prima generazione va incontro a una progressione della malattia. Causa dello svilupparsi di mutazioni secondarie.
L’azione della cura
La capacità di raggiungere l’encefalo consente a lorlatinib di agire sulle metastasi cerebrali facendole regredire. “Purtroppo circa la metà dei pazienti ALK-positivi sviluppano metastasi cerebrali nel corso della loro malattia”, spiega Federico Cappuzzo, Direttore UOC Oncologia Medica 2 Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Roma. “Avere a disposizione un farmaco che ha un’azione sull’encefalo addirittura superiore a quella esercitata in altri organi è un elemento di grandissima rilevanza. Molto spesso le metastasi encefaliche si associano a sintomi e disabilità che inducono a un peggioramento importante della qualità di vita. Il farmaco, inoltre, è ben tollerato, con eventi avversi generalmente ben gestibili”.
Uno studio di Fase I/II condotto per valutare l’efficacia di lorlatinib ha coinvolto 139 pazienti precedentemente trattati con uno o più TKI ALK. Il 67% dei quali aveva metastasi cerebrali al momento dell’arruolamento. I risultati mostrano una risposta obiettiva complessiva al trattamento (ORR) del 42,9% per i pazienti trattati con uno o più ALK TKI, con tasso di risposta intracranica (IC) del 66,7%, e del 39,6% per i pazienti trattati con due o più ALK TKI, con un 52,1% di tasso di risposta IC.