Il risultato: “le persone che soffrono di depressione credono più facilmente alle bufale sui vaccini”
Uno studio pubblicato su Jama Network rivela che le persone con sintomi depressivi credono più facilmente alle bufale sui vaccini Covid. I risultati confermano che sintomi depressivi maggiori sono associati a più alto rischio di cadere nella rete delle fake news. Ricerca condotta dai ricercatori Massachusetts General Hospital di Boston negli Stati Uniti. In particolare riguarda i meccanismi di disinformazione sul Covid-19 tra gli adulti statunitensi. Ha coinvolto 15.464 persone che soffrono di depressione in due ondate di indagini e in 50 stati.
I ricercatori hanno fatto questo studio tra maggio e luglio 2021 utilizzando il Patient Health Questionnaire 9-item (PHQ-9). Gli intervistati avevano almeno 18 anni. Nel sondaggio iniziale, i risultati hanno portato ad almeno una falsa dichiarazione su quattro in merito vaccini Covid-19. In quello successivo coloro che hanno approvato queste dichiarazioni erano la metà degli intervistati. Cosa che suggerisce un altro potenziale beneficio per il pubblico, sforzi sanitari per affrontare la depressione, vale a dire la riduzione.
Sono quattro le fake news più comuni relative ai vaccini per Covid-19, questo è quanto emerge dalla ricerca. Alterano il Dna; contengono microchip che potrebbero tracciare le persone; il tessuto polmonare di feti abortiti; possono causare infertilità. Al termine del sondaggio tutti gli intervistati sono stati informati su quali fossero le risposte vere per evitare che la ricerca stessa facilitasse la diffusione di disinformazione.
“La quarta ondata ha provocato frustrazione e un aumento di ansia, depressione, insonnia, mancanza di fiducia e di speranza del domani – osserva Enrico Zanalda, co-presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip)-, stiamo vedendo un incremento di depressione reattiva, quella provocata da un evento doloroso e traumatico, specialmente negli adolescenti e fino a 25 anni, mentre fra gli adulti aumentano i casi di ansia. Complessivamente possiamo stimare un incremento del 25% dei casi”.