S’ispira all’ultima Sinfonia di Ludwig van Beethoven “La Nona” della Compagnia Zappalà Danza.
Opera che descrive l’evoluzione di un’umanità smarrita alla ricerca di una nuova armonia: un racconto per quadri, sulle note del capolavoro del grande compositore tedesco, nella suggestiva trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita da Luca Ballerini e Stefania Cafaro agli strumenti a tastiera con il soprano Marianna Cappellani.
“La Nona” regia e coreografia di Roberto Zappalà indaga la condizione umana, i conflitti, le aspirazioni alla solidarietà e alla fratellanza universale tra geometrie di corpi diversi, da un “disordine” iniziale alla solennità di gesti ipnotici, fino ad un ultimo abbraccio con la caduta delle maschere.
Omaggio a Ludwig van Beethoven con “La Nona” con regia e coreografia di Roberto Zappalà, creazione dell’artista siciliano per la sua Compagnia Zappalà Danza, cartellone in prima regionale giovedì 17 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari e sabato 19 febbraio alle 20.30 e domenica 20 febbraio alle 18.30 al Teatro Massimo di Cagliari.
Cos’è la Nona?
“La Nona” è un racconto per quadri sulla condizione umana, tra conflitti e aspirazione alla solidarietà e alla fratellanza universale, da un’idea di “disordine” iniziale con le dinamiche individuali e apparentemente slegate di una folla in movimento, tra momenti lirici e ispirati e solenni riti e processioni, fino al raggiungimento di un’armonia, con la caduta delle maschere e un emozionante “abbraccio” finale.
Sotto i riflettori i danzatori danno vita alle immaginifiche sequenze di un potente affresco “corale” sulle note della celebre Nona Sinfonia, nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita da Luca Ballerini e Stefania Cafaro agli strumenti a tastiera con il soprano Marianna Cappellani: una “trasfigurazione” coreutica del capolavoro del compositore tedesco, culminante nei versi dell’“Ode” di Friedrich Schiller.
Il fascino della musica di Ludwig van Beethoven si traduce in geometrie di corpi in movimento, in un gioco di libere associazioni e contrasti, per rappresentare la storia millenaria dell’umanità e l’evoluzione della civiltà, dal “caos” primordiale alla tensione ideale verso la pace tra i popoli: una narrazione densa di simbolismi, con la cifra di Roberto Zappalà che sposa un rigoroso linguaggio fisico e gestuale, frutto di una ricerca pluridecennale, codificato come MoDem, alla riflessione filosofica e all’analisi del reale.
Il focus
Focus sulla complessità dell’animo umano, per un viaggio nei labirinti della mente e del cuore, tra gli impulsi più segreti e inconfessabili e i più nobili e generosi slanci, ne “La Nona” con drammaturgia e testi di Nello Calabrò e scenografie, luci e costumi di Roberto Zappalà: un sodalizio che dopo le “Invenzioni a tre voci” dedicate all’universo femminile e l’“Oratorio per Eva” sulla figura che trova materia d’ispirazione nella Sinfonia beethoveniana, a compimento della trilogia Transiti Humanitatis.
Le inquietudini e i turbamenti di una “umanità in transito”, incostante e a tratti confusa, laddove la tensione verso l’armonia lascia troppo spesso spazio alle leggi feroci della sopravvivenza e al predominio basato sulla forza, si riflettono negli antichi miti e nelle epopee guerriere: ne “La Nona” il coreografo Roberto Zappalà mette in risalto le traiettorie divergenti e insieme l’attrazione e la potenza centripeta che riconduce verso una coesione, privilegiando un’intimità rispetto a una dolorosa lontananza, senza trascurare le tragiche dissonanze da cui scaturiscono conflitti, talvolta insanabili, in una seducente partitura gestuale dove pur dopo travagliate vicende e faticose peripezie si giunge alla (ri)conciliazione nel segno dell’arte e della bellezza.
Nel linguaggio universale delle note l’artista trova la chiave per dare forma concreta all’utopia della pace incarnando nelle astrazioni simboliche di una danza contemporanea in cui si fondono tecnica e libertà d’espressione, esplosioni d’energia e icastiche e solenni “liturgie”, il senso di una spiritualità laica: ne “La Nona” è sotteso l’invito che il coreografo lancia da uno dei Sud del mondo, a ritrovare i valori e l’essenza di una perduta umanità, come antidoto alle moderne derive dell’individualismo e del materialismo, oltre che ai conflitti politici e religiosi che dilaniano i continenti, sulla spinta di interessi economici e finanziari, in una cieca corsa verso la catastrofe.
Il significato
Nella Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven e nell’“Inno alla gioa” di Friedrich Schiller Roberto Zappalà riscopre il significato di quell’armonia tra le genti invocata nell’incipit del coro del Quarto Movimento, per raggiungere uno stato di comune beatitudine.
Attento custode e studioso dell’identità e delle radici, con spettacoli come “A.semu tutti devoti tutti?” fino al recente “La Giara”, all’attivo importanti collaborazioni con il Balletto di Toscana, la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, Norrdans, ArtEZ Arnhem, la Fondazione Theaterwerkplaats Generale Oost, Goteborg Ballet/Opera di Goteborg e il Teatro am Gaertnerplatz di Monaco, Roberto Zappalà propone una rilettura visionaria di una delle opere più famose e amate della storia della musica, scelta come Inno europeo nel 1972 e dal 2001 “Memoria del mondo” per l’UNESCO.
“La Nona” della Compagnia Zappalà Danza esprime la volontà di superare confini e barriere, con sfumatura particolare dopo l’esperienza del lockdown e del “distanziamento sociale”: dopo la riapertura dei teatri, nella proiezione simbolica dell’arte e della danza, l’abbraccio e dunque il contatto e l’intreccio dei corpi diventa l’auspicio di un ritorno alla “normalità”.