Giuseppe Bertolucci ha realizzato i 63 intensi minuti del film. Al centro le conversazioni inedite di Pasolini con Bachmann
Torna nelle sale “Pasolini prossimo nostro” di Giuseppe Bertolucci. Nel documentario diretto da Giuseppe Bertolucci si vede un Pier Paolo Pasolini impegnato in un lungo dialogo con il giornalista tedesco Gideon Bachmann.
Nel 2006 è stato presentato in anteprima mondiale alla 63ª Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti Doc. Torna nelle sale italiane a partire da domani.
Dal rumore di un set emerge la voce di Pasolini al lavoro per completare la sua ultima e postuma opera cinematografica. Ovvero “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Il regista si lascia seguire da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann, che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione. Non solo trasforma l’intervista in un lucido e violento attacco alla società. Un grido d’allarme, che assieme alle immagini del set, dà vita a una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà. A svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.
Bertolucci
Giuseppe Bertolucci ha realizzato i 63 intensi minuti del film scegliendo tra oltre 50 ore di conversazioni inedite di Pasolini con Bachmann. Sono 3.000 metri di negativo cinematografico e 7.200 scatti fotografici. Inoltre centinaia di pagine di trascrizioni audio in 23 mesi di lavoro, tra preparazione, riflessioni, pause, discussioni e ripensamenti.
Utilizzando le immagini di scena di Deborah Beer, Bertolucci ha creato una sorta di sintesi dell’ultima opera di Pasolini. Lo ha fatto sostituendo le immagini fisse alle sequenze cinematografiche. Oltre a commentare con alcune preziose testimonianze filmate e sonore dell’autore dall’archivio di Bachmann. Lasciandoci così a una rilettura inedita di uno dei film più sconvolgenti degli anni Settanta.
“Il film di Bertolucci -dichiara il produttore Angelo Draicchio-, ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale. Vuole essere un ulteriore tassello nella memoria collettiva, vuole dar voce, ancora una volta, a una delle intelligenze più vive e lucide della nostra cultura e in generale del secolo scorso”.