Meno femminicidi, ma crescono nel quadriennio 2018-2021 i cosiddetti ‘reati spia’: stalking, maltrattamenti e violenze sessuali
Segregate a condizione di prigioniere in casa, annichilite, mandate all’ospedale e, in alcuni casi, al cimitero. Per mano di mariti, compagni, familiari e conoscenti, per lo più. La lunga lista di maltrattamenti, abusi, violenze fisiche o psicologiche e stupri condotti sulle donne, in quanto donne, non rappresenta un insieme di fatti isolati.
Non a caso la sociologia ha iniziato a parlare di “femminicidio”. Anche in quanto “annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale”. E i dati degli ultimi decenni confermano una tendenza irriducibile. Le ferite lasciate da questo femminicidio lasciano traccia nelle statistiche nazionali, nei verbali della polizia, segnano cicatrici nelle vittime, nelle madri, nei padri, e tramandano fragilità indelebili ai figli.
Il dato emerge, fa saper il Dipartimento della Pubblica sicurezza. I cosiddetti reati spia. Da un’analisi realizzata in occasione della Festa della donna dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale.
I numeri, indica la Criminalpol, confermano “la necessità di riservare alla violenza di genere la massima attenzione. Non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nel supporto alle vittime e nelle campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socio-culturali. Che, prevedibilmente, faranno sì che il fenomeno persista anche nel prossimo futuro“.
Gli omicidi volontari di donne nel 2021 sono stati 119, con una flessione del 16% rispetto al 2018, quando erano stati 141, ma una tendenza in crescita rispetto al 2020 (117) e 2019 (109).
Rispetto al 2018, i dati dello scorso anno indicano invece un aumento dei reati di stalking (+18%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (+30%) e violenza sessuale (2%).