Alcune misure anti-Covid adottate all’inizio della pandemia, hanno portato a un drastico calo dell’inquinamento atmosferico
È quanto evidenzia uno studio internazionale sull’andamento della qualità dell’aria in 47 città europee. Tra cui Roma, Milano, Parigi, Londra e Barcellona, pubblicato su Nature e realizzato da numerose istituzioni di ricerca, tra cui Enea.
Dall’indagine emerge, che il forte calo dei livelli di inquinamento atmosferico nel periodo monitorato è dovuto principalmente alla limitazione degli spostamenti quotidiani. Mentre minor impatto hanno avuto le restrizioni alla circolazione tra le regioni e ai viaggi internazionali. L’inquinante che ha subito la riduzione maggiore è il biossido di azoto (NO2). PIù che dimezzato in sette città (Milano, Torino, Roma, Madrid, Lisbona, Lione e Parigi).
“Il calo è dovuto soprattutto al divieto della circolazione e del trasporto su strada, che rappresenta la principale fonte di emissioni di questo inquinante. Le concentrazioni di biossido di azoto hanno iniziato a precipitare fin dalla prima metà di marzo 2020, quando i governi hanno imposto le prime restrizioni; le differenze tra le città possono essere correlate solo ai diversi tempi di attuazione delle politiche di blocco e alle variazioni nella severità delle misure”, spiega Mario Adani, ricercatore Enea del Laboratorio Inquinamento Atmosferico e coautore dello studio.
Rispetto al forte calo dell’inquinamento da biossido di azoto, lo studio evidenzia una riduzione più modesta dei livelli di PM10 e il PM2.5 mentre in alcune città, le polveri sottili hanno fatto registrare persino un leggero aumento.