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Rete museale della Sardegna: il report della Cna

Con 254 sedi la Sardegna ha 1,6 punti di accesso al sistema storico culturale ogni 10mila abitanti. Il doppio della media nazionale e più di tutte le altre regioni del Mezzogiorno. Soltanto 47 di questi siti sono gestiti da privati. L’83% dei siti museali pubblici è gestito dagli enti locali.

Gran parte dei siti presenti sull’isola è connesso all’archeologia: 52 aree archeologiche, 8 parchi archeologici, 28 musei connessi ai ritrovamenti. Ogni museo sardo ha mediamente poco meno di 3mila visitatori all’anno. Meno di un terzo del dato nazionale, il valore più basso tra le regioni italiane.

In Sardegna ci sono 155 musei e gallerie: 33 sono dedicati all’ etnografia e antropologia; 28 all’archeologia; 19 all’arte moderna e contemporanea e altrettanti sono dedicati a specifici tematismi e specializzazioni.

Esiste una realtà di piccole o piccolissime strutture museali che si trovano nei borghi abbandonati o a rischio di abbandono. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanzia oltre 13 milioni di euro per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi dell’isola.

I musei della Sardegna hanno mediamente poco meno di 3 mila visitatori all’anno: è il valore più basso tra le regioni italiane. Eppure, con 254 siti dislocati sul territorio, l’isola offre ai suoi abitanti il doppio dei punti di accesso al sistema storico e culturale rispetto alla media nazionale.

Ampia offerta

La necessità di valorizzare l’ampia offerta culturale e archeologica dell’isola è quanto emerge dall’ultimo dossier della Cna Sardegna. Questa, analizzando la rete museale sarda, evidenzia come i siti della Sardegna spesso si trovino nei borghi dell’isola abbandonati o a rischio di abbandono.

Sfruttare queste opportunità servirebbe a supportare anche il progetto dell’amministrazione regionale di sviluppare sul territorio più distretti culturali attraverso interventi di recupero e restauro di monumenti e valorizzazione dei centri storici urbani, con le loro strutture edilizie e urbanistiche, recuperando in questo modo l’identità culturale dei luoghi.

Insomma, il patrimonio museale sardo è enorme e ha peculiarità di gestione complesse. Rimangono tante piccole o piccolissime strutture che faticano a trovare spazio nel progetto di sviluppo regionale e non hanno la possibilità di investire nell’innovazione della struttura, pur avendo collezioni e beni di sicuro interesse.

Secondo gli stessi dati, per ripartire dopo l’emergenza Covid-19 gli operatori museali sardi ritengono sia prioritario investire sul territorio sviluppando collaborazioni e partenariati con enti locali, scuole e associazioni e serve altrettanto recuperare il rapporto diretto con il pubblico in presenza. Si sente dunque il bisogno di agire concretamente sul territorio.

About Alessio Zanata

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