Il lungometraggio diretto da Hamaguchi e tratto dal romanzo omonimo di Murakami approda a Los Angeles
Drive My Car diretto da Ryūsuke Hamaguchi, tratto dal racconto omonimo di Haruki Murakami, contenuto nella raccolta Uomini senza donne è un’opera cinematografica emotivamente intensa. Il film, vincitore del premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes del 2021, si distingue per la sua narrazione estremamente delicata e per la profondità dei ritratti dei personaggi, offrendo allo spettatore un’esperienza cinematografica contemplativa e toccante.
La storia segue Yūsuke Kafuku (interpretato da Hidetoshi Nishijima), attore e regista teatrale in lutto per la perdita della moglie Oto (Reika Kirishima). La vita di Yūsuke inizia a cambiare quando accetta la regia di una produzione teatrale a Hiroshima. Yūsuke non dovrà guidare durante il viaggio. Alla della sua Saab 900 rosso brillante, ci sarà la giovane autista, Misaki Watari (Tôko Miura), assegnata dalla produzione. L’itinerario quotidiano diventerà un percorso di scoperta reciproca e di guarigione.
Drive my car è nella rosa dei papabili per la statuetta del Miglior film internazionale insieme a titoli del calibro di Flee di Jonas Poher Rasmussen per la Danimarca, Il villaggio alla fine del mondo di Pawo Choyning per il Bhutan e La persona peggiore del mondo di Joachim Trier a rappresentare la Norvegia, e infine il nostro È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.
Il film procede con una narrazione lenta e meditativa, che permette allo spettatore più sensibile e emotivamente predisposto di immergersi nella complessità delle emozioni dei personaggi. Hamaguchi utilizza in modo massiccio il silenzio e i dialoghi ponderati come strumento per esplorare temi universali come il dolore, la perdita, la comunicazione e la redenzione.
La performance di Nishijima è toccante; il suo ritratto dell’uomo alla ricerca di riconciliazione con il passato e il desiderio di trovare un nuovo significato nella propria vita è commovente. Tôko Miura, nel ruolo di Misaki, è altrettanto intensa e incarna una giovane donna segnata dal dolore ma, a differenza di Yūsuke, lei è dotata di una forza interiore, seppur silenziosa.
Visivamente, Drive My Car è un capolavoro nella sua composizione delle luci. La fotografia di Hidetoshi Shinomiya cattura tutta la bellezza austera del paesaggio giapponese, creando un contrasto ideale e poetico con le lotte interiori dei personaggi. La colonna sonora, composta da Eiko Ishibashi, è molto delicata e minimalista, accurata e precisa nell’infondere il concetto di un’atmosfera contemplativa del film.
Uno degli aspetti più notevoli di Drive My Car è la sua capacità di unire elementi del teatro e del cinema. Si crea un’unica formula che arricchisce la narrazione. Le prove teatrali e le esibizioni degli attori diventano una metafora della vita stessa, che vanno ad esplorare come l’arte possa essere un mezzo per comprendere e affrontare il dolore.
Drive My Car è un film che richiede una notevole quantità di pazienza. Lo spettatore, però, verrà ricompensato con una profondità emotiva rara. L’opera è un’esplorazione intima della condizione umana, un’analisi dell’impronta che lasciano il dolore e la guarigione.
Ryūsuke Hamaguchi ha creato un’opera che è al contempo intima e universale, un capolavoro di narrazione visiva ed emotiva.