A Cagliari, sabato 2 aprile alle 10:30 presso la Galleria Comunale d’Arte. Si terrà la mostra antologica di Giovanni Campus 1965/2021, che celebra oltre mezzo secolo di attività dell’artista.
All’evento interverrà lo stesso Maestro Giovanni Campus. L’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari, Musei Civici, invita alla presentazione del Catalogo della mostra “Giovanni Campus. Tempo in Processo Percorso di lavoro 1965 – 2021”.
Saranno presenti: Paolo Truzzu, Sindaco di Cagliari; Maria Dolores Picciau, Assessore alla Cultura – Comune di Cagliari; Marco Meneguzzo, Curatore della mostra. Interverrà il Maestro Giovanni Campus. Alla presentazione del catalogo seguirà un aperitivo.
Il Maestro è una delle figure più singolari e autonome nel campo della scultura italiana contemporanea. L’esposizione è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo curato da Marco Meneguzzo. Questo comprende oltre 60 opere allestite in sequenza cronologica dai primi anni Cinquanta al 2014. E’ realizzata in coproduzione con la Fondazione Piaggio.
Giovanni Campus nasce nel 1929. Negli anni ’60 lascia la nativa Olbia per trasferirsi a Livorno dove condivide i fermenti creativi della città con gli artisti locali e nel 1966 inizia un rapporto tuttora in atto con la Galleria Giraldi. L’artista studia a Genova e nel 1968 si trasferisce a Milano, dove ancora vive e lavora.
L’Arte del Maestro
Il lavoro di Campus definito “site specific” data dalla metà degli anni Settanta, e le sue “Determinazioni” (tratti di corda che definiscono le rocce della Gallura, trasformando la scogliera in scultura). Realizzate dal 1983, costituiscono uno degli esempi più importanti di Land Art italiana, e non solo. La definizione dello spazio, attraverso linee-forza trasformate in barre metalliche o in travi di legno, rappresenta la sua “cifra” stilistica, che si è andata evolvendo continuamente nel corso degli ultimi tre decenni.
Fino alla commistione tra superficie quasi pittorica e intervento plastico. L’intento etico del suo lavoro viene costantemente confermato dalla ricerca costante di collaborazione collettiva al lavoro, di “costruzione sociale” dell’opera, che trova la sua metafora sostanziale nella domanda esistenziale sulla propria collocazione nella realtà del mondo.
Come ha scritto Marco Meneguzzo, il compito delle sue opere è quello di percorrere in lungo e in largo questo territorio che tutti credono ormai di conoscere, anche nelle città più conosciute. Infatti, in tanti lavori degli anni Ottanta, misurava letteralmente un sasso, una distanza, una fessura, con una corda, quasi a rendere visibile e tangibile l’atto del misurare che andava compiendo, e che restava nella lunghezza di quella cima, nella fotografia di quella pietra, nella pesantezza del blocco di cemento sgrossato.