Murales di Giorgio Casu, in arte “Jorghe”, artista di San Gavino, il quale si ispira alla mitologia greca.
L’opera è realizzata a San Gavino Monreale, in una parete di un edificio, che ricopre circa 220 mq della superficie dell’edificio. Il murales realizzato da Giorgio Casu, nel luglio del 2017, sangavinese del 1975, rappresenta la figlia di Zeus Persefone, detta “kore”. Jorghe si ispira alla Primavera di Botticelli, allo street artist Roberto Ciredz e all’artista statunitense Audrey Kawasaki. E’ realizzata per sostenere la Grande Raccolta Fondi per l’Ospedale di San Gavino.
E’ un opera contemporanea, che sembra quasi dipinto su tela. La protagonista dell’opera è infatti Kore, che nella mitologia greca fu rapita dal dio dell’oltretomba Ade. Da allora trascorreva sei mesi all’anno nell’aldilà e gli altri sei sulla terra a fianco alla madre Demetra.
Giorgio Casu sostiene che l’aldilà rappresenta un periodo di riflessione personale che periodicamente ognuno di noi vive. E da cui usciamo più elevati dal punto di vista esperienziale, rinnovandoci continuamente. L’accezione è quindi positiva perché è questa fase che ci permette di continuare a sbocciare e a rigenerarci, proprio come accade alla giovinetta raffigurata nel murale, che sta abbandonando il suo periodo di oscurità provocando un’esplosione di primavera.
Evoluzione, metamorfosi, elevazione spirituale e sublimazione. Questi temi, ripresi anche nei dettagli più colorati del murale: il pavone come simbolo di vita e di ricerca della bellezza; le farfalle monarca, capaci di compiere migrazioni di massa lunghissime e di perpetuare il loro progetto di sopravvivenza attraverso le generazioni; il colibrì, realizzato da Daniele Pillitu, come gioia di vivere e forza d’animo per rinascere dopo i periodi più bui. Il richiamo al contesto è infine ugualmente presente con la melagrana, una delle piante più caratteristiche del territorio e anch’essa legata, alla leggenda di Kore.
Si narra infatti che la giovane, in seguito al ratto, mangiò sei chicchi di melagrana, e furono quelli a condannarla a scontare sei mesi all’anno nell’aldilà. Dato che la melagrana può rappresentare la ghiandola pineale, vista dai Romani come il luogo di unione tra corpo e spirito, come porta per l’ultraterreno in cui vivere esperienze esoteriche.