Osservazione ambientale e birdwatching. Il parco è pronto a dotarsi di capanni e torrette ecosostenibili nei punti più suggestivi
La valorizzazione delle varietà morfologiche, di flora e fauna del Parco di Tepilora passa anche da quanto queste ricchezze ambientali sono fruibili dai visitatori. Sono godibili in modo sostenibile e rispettoso delle specie che lo popolano. Ecco che grazie a diversi capanni e torrette in legno, integrati con il territorio circostante, ci si potrà immergere con le dovute cautele nell’habitat del rarissimo Pollo sultano; del Fenicottero rosa o del Falco di palude fra i canneti. Infine, le articolate diramazioni della zona umida e area Ramsar degli stagni del Rio Posada.
Lo stesso si potrà fare ammirando gli incantevoli prati di ninfee lungo il lento scorrere delle acque del Rio Mannu e del Posada sul versante di Lodè. Nel compendio boschivo di Usinavà a Torpè e in quelli di Crastatza e Littos a Bitti si potranno invece osservare i mufloni e i daini; l’aquila reale e quella di Bonelli, e tante altre specie di rapaci.
Il progetto
Il progetto è stato finanziato dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente con 120mila euro. Nelle ultime settimane sta attraversando una fase di parziale rivisitazione nella definizione dei migliori siti di posizionamento dei punti di osservazione.
Grazie a un’attività di mappatura e censimento degli operatori turistici e delle associazioni ambientali; sportive e culturali operanti nell’area protetta, i vertici del Parco hanno promosso negli ultimi due mesi una serie di incontri sul territorio. Da questi stanno emergendo spunti di confronto interessanti con i cittadini. Anche grazie a queste interlocuzioni si stanno valutando indicazioni e proposte che vengono da guide ambientali, appassionati di mountain bike ed escursionisti a piedi.
Le valli, i boschi, il lago di Torpè e le zone umide possono essere vissuti da diverse prospettive; da punti di osservazione che possono soddisfare le famiglie con bambini o gli esperti di birdwatching provenienti da tutto il mondo. Le attività di mappatura e allestimento di questi siti richiederanno ancora alcuni mesi. Magari per la fine dell’anno si potrà raggiungere la conclusione dei lavori, dove realizzare i punti di osservazione. Il primo requisito, imprescindibile per la realizzazione di un capanno, è quello della presenza di fauna selvatica.
La realizzazione
Nel caso degli ecosistemi lacustri, la facilità di osservazione è molto maggiore; sia per il numero di specie che popolano questi habitat, sia per la facilità con cui si possono vedere. Nelle aree boschive, vista la relativa difficoltà di osservazione a causa della fitta vegetazione, si è preferito indicare zone ecotonali (zone di transizione) ai margini delle foreste, ad esempio le estremità tra un bosco e una radura. In queste linee di confine si ha la possibilità di osservare specie faunistiche di entrambi gli ecosistemi, che si spostano da una zona all’altra.
Il secondo requisito riguarda le potenzialità ambientali del sito. La realizzazione di piccole infrastrutture, come posatoi o piattaforme sull’acqua in prossimità dei capanni, aumenta le possibilità di osservazione e incentiva la presenza delle specie. In questo modo si svolge una doppia funzione: si migliorano le probabilità di fotografare gli animali e si facilita l’insediamento degli stessi; ricreando le condizioni ideali per la nidificazione o l’alimentazione. In alcuni casi sarebbe auspicabile la creazione di cassette nido artificiali; queste hanno lo scopo di ripristinare alcune delle condizioni ambientali utili a incentivare la presenza degli animali e di conseguenza le osservazioni.
La realizzazione di questi piccoli interventi non influisce negativamente sul comportamento della fauna che non entra direttamente a contatto con l’uomo e non modifica quindi i suoi comportamenti. Terzo e ultimo requisito riguarda l’accessibilità e la distanza da altri percorsi escursionistici. Per evitare il più possibile il disturbo della selvaggina e l’interazione con l’uomo, è necessario costruire dei capanni che possano nascondere completamente il fotografo e munirli di corridoi di avvicinamento totalmente coperti. In questo modo l’ingresso e l’uscita dalle postazioni non disturberebbe gli animali che stazionano nelle vicinanze e si limiterebbero al massimo le interazioni.
La buona accessibilità è quindi fondamentale per permettere a tutti i fruitori di utilizzare le infrastrutture, mentre il distanziamento da percorsi frequentati da altri escursionisti è indispensabile per limitare il disturbo della fauna, che può a questo punto stazionare nelle aree adiacenti ai punti di osservazione senza avvertire alcun pericolo.
Condividere il Parco
“Raccontare il Parco e renderlo accessibile alle diverse tipologie di visitatori non può non tenere conto anche delle indicazioni che giungono da chi vive e scopre ogni angolo della nostra zona protetta da molti anni. Esistono punti talmente nascosti e difficili da raggiungere che solo pochi esperti ci possono far conoscere. Il tour informativo, appena concluso, nei quattro comuni dell’area protetta (Bitti, Torpè, Posada e Lodè) ci ha permesso di confrontarci con centinaia di cittadini che hanno condiviso esperienze e informazioni”.
Così la direttrice del Parco, Marianna Mossa, che ha aggiunto:
“Le nostre comunità hanno a disposizione un patrimonio ambientale davvero unico, spesso poco conosciuto anche da chi vive sul posto. È incredibile che ci siano bittesi che non sono mai stati nelle foreste di Littos e Crastatza o torpeini che non hanno mai ammirato l’isola di Tavolara dalle cime di punta Coloredda a Usinavà. Ecco che di pari passo al nostro proporci al mondo dobbiamo fare in modo che anche gli abitanti dei paesi del Parco possano conoscere sempre di più la bellezza che li circondano”.