“Amleto Take Away” di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari al TsE di Is Mirrionis a Cagliari, sabato 2 aprile alle 21.
Viaggio in Italia alle soglie del Terzo Millennio tra gli “ossimori” del reale con “Amleto Take Away”. Il nuovo spettacolo ideato, scritto, diretto e interpretato da Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari.
E’ in cartellone sabato 2 aprile alle 21 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari. Il penultimo appuntamento della seconda tranche della Stagione 2021-2022 di Teatro Senza Quartiere organizzata dal teatrodelsegno. Uno spettacolo con la direzione artistica di Stefano Ledda e dedicata al cantante lirico, regista e scrittore Gianluca Floris. Floris, artista di fama internazionale e figura di spicco del panorama culturale isolano.
Una pièce originale e coinvolgente, tra la leggerezza dell’ironia e gli strali della satira. Un affresco del Belpaese in chiave di “teatro contro temporaneo”, con la cifra peculiare dei due artisti. Le radici storiche e antropologiche si traducono in azione scenica e l’astrazione metafisica si incarna nei corpi e nei volti e nei gesti degli attori.
Amleto take Away
Una produzione della Compagnia Berardi Casolari e del Teatro della Tosse con musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone. Disegno e luci di Luca Diani. Drammaturgia e regia di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari. E’ frutto di una indagine sulle moderne derive dell’umano, tra la perdita degli antichi valori e la mutazione di significato delle parole. In un mondo dove «tutto è rovesciato, capovolto, dove l’etica è una banca, le missioni sono di pace e la guerra è preventiva».
La trama
Nella civiltà dell’apparire il dilemma dell'(anti)eroe elisabettiano si trasforma in «To be o FB, questo è il problema!». Ma persiste il dubbio su quale sia la scelta che più si addice ad un cuore nobile e generoso. «Chiudere gli occhi e tuffarsi dentro sé e accettarsi per quello che si è? O affannarsi per postare foto in posa tutte belle, grazie all’app di photoshop?».
Infine, pare quasi inevitabile, lasciarsi trasportare dal flusso. Non tentare di opporsi alla corrente, uniformarsi e cercare di «Dimostrare ad ogni costo di essere felici mettendo dei ‘mi piaci’ sui profili degli amici. Pubblicare dei tramonti un bel piatto di spaghetti o gli effetti della pioggia tropicale, sempre tesi anche al mare con un cocktail farsi un selfie perché il mondo sappia, dove sono, con chi sono, e come sto. Apparire, apparire, apparire, bello, figo, number one e sentirsi finalmente invidiato». Insomma, per dirlo nella lingua del Bardo, uno sconsolato ma decisamente attuale «To be or fb, this is the question».
Il giovane (ex) Principe di Danimarca non dovrà più sopportare «colpi di fionda e dardi d’oltraggiosa fortuna». Ovvero, decidere di «prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine», per compiere il suo destino e finalmente «morire, dormire. Sognare, forse» ma si ritrova a fare i conti con un’epoca complicata. Un’ epoca dove «tutto è schiacciato fra il dolore della gente e le temperature dell’ambiente, fra i barbari del nord e i nomadi del sud. Le generazioni sono schiacciate fra lo studio che non serve e il lavoro che non c’è, fra gli under 35 e gli over 63. E, infine, fra avanguardie incomprensibili e tradizioni insopportabili…».
William Shakespeare
Il genio di William Shakespeare sembra aver colto con lucidità profetica, o forse con antica sapienza, la nota dominante del ventesimo e ancor più quella vaga incertezza che caratterizza la sfera pubblica e privata, le relazioni personali e professionali, la condizione economica e la posizione geografica in seno alla “società liquida”, secondo l’ormai “classica” definizione di Zygmunt Bauman.
Il novello Amleto «preferisce fallire piuttosto che rinunciare, non si fa molte domande e decide di tuffarsi, di pancia, nelle cose anche quando sa che non gli porteranno nulla di buono»: un uomo moderno tutt’altro che ignaro delle insidie, ma in qualche modo incapace di sconfiggere quei nemici invisibili e quelle forze avverse presenti intorno a lui, «consapevole ma perdente», spinto sull’orlo dalla follia dai ritmi incalzanti e inesorabili imposti dal consumismo, dagli obblighi e dalle distanze della “virtualità”, dalla “pornografia” dei sentimenti e delle emozioni, in un’esibizione sempre più sfrenata e insensata di sé.
I focus
Focus sulla solitudine e sull’alienazione della società contemporanea, oltre che sulla crisi esistenziale del protagonista, vittima degli eventi esterni ma pure di se stesso, che vede vacillare le sue più solide certezze, a partire dall’amore per Ofelia – e perfino la sua passione per il teatro subisce un serio contraccolpo: sogni e ambizioni del famoso (anti)eroe «simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza» si infrangono contro una verità amara. Tutta la fragilità e le segrete inquietudini di un personaggio sconfitto dalla sua immaginazione e condannato ad arrovellarsi sulle infinite possibilità e sugli esiti (im)prevedibili di ogni azione perfino nell’imminenza di una catastrofe si riversano sul palco insieme con i fantasmi di una vita mai vissuta, o interpretata, fino in fondo in una surreale e forse irrealizzabile catarsi finale.
La compagnia
Nel 2001 Gianfranco Berardi, attore pugliese non vedente, lavorando nella produzione “Viaggio di Pulcinella alla ricerca di Giuseppe Verdi” di e con Marco Manchisi, incontra sulla scena l’attrice Gabriella Casolari, emiliana, con la quale inizierà un percorso che, dopo varie esperienze con diverse realtà produttive di calibro nazionale ed internazionale nel settore teatrale, cinematografico e radiofonico, convoglierà a maggio 2008 nella Compagnia Berardi Casolari.
La poetica espressa dal gruppo appartiene a quella branca teatrale generalmente riconosciuta come teatro contemporaneo ed in particolar modo affonda le sue radici in quella corrente detta “nuova drammaturgia”. La compagnia, infatti, fino ad oggi ha sempre messo in scena opere originali di drammaturgia contemporanea, scritte dagli stessi Berardi, Casolari ed annovera al suo attivo già due pubblicazioni di opere: “Viaggio per amore – dal deficiente a Land Lover” (Ubulibri Milano 2010) e “In fondo agli occhi” (Editoria & Spettacolo – ottobre 2013). Si occupa principalmente di produzione, promozione e diffusione di spettacoli teatrali, con qualche parentesi dedicata alla formazione.
Pur considerando prioritario l’aspetto popolare di ogni singolo lavoro, lo stile del duo apulo emiliano si muove fra il teatro tradizionale ed un linguaggio più sperimentale ed innovativo, tanto da definire i propri lavori vere e proprie “Tragicommedie”, in cui la miseria del vivere diventa spunto comico e la leggerezza veicolo per la riflessione.