In Sardegna i dolci di Pasqua reggono la crisi e i clienti scelgono la qualità artigiana. Quasi 2mila pasticcerie per uova, colombe e dolci
Mancano pochi giorni alla Pasqua e il settore dolciario artigiano sardo fa i primi bilanci con una tendenza chiara: regge la vendita di colombe, uova di cioccolato e prodotti pasquali; confermando così una domanda in linea con l’anno scorso e, quindi, la stabilità di mercato.
Nell’Isola, secondo il dossier realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna; che ha analizzato i dati del 2021: sono attive 1.902 imprese della pasticceria e del settore dolciario con una alta vocazione artigianale; le 1.415 imprese artigiane, rappresentano il 74,4% delle imprese totali del settore in esame.
Le pasticcerie sarde stanno assorbendo in modo più accentuato rispetto agli altri paesi europei la pressione dei prezzi delle materie prime; con ricadute contenute sui prezzi praticati alla clientela.
Dall’esame dell’indice dei prezzi sui “prodotti di panetteria e pasticceria” emerge come a febbraio 2022 l’Italia segni un aumento dei prezzi che si ferma al 2,5%; in linea con la dinamica dei prezzi no energy (+2,3%).
Marco Rau, delegato regionale per l’alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna, afferma: “Nonostante le imprese sarde stiano subendo un pesante contraccolpo derivato dalla crisi; la richiesta di dolci ha mantenuto la stabilità registrata lo scorso anno; in alcuni casi, abbiamo notato anche una lieve crescita”. “Il vero problema è che, come sta accadendo da alcuni mesi le materie prima all’origine hanno subito un incremento a due cifre per le nostre attività; situazione che per le realtà dolciarie sta facendo registrare una importante perdita di competitività”.
Ed è proprio il caro bollette uno dei problemi più gravi evidenziati, più volte, da Confartigianato Sardegna. “Non dobbiamo dimenticarci come in Sardegna l’energia costi più del resto d’Italia – sottolinea il Delegato per l’alimentazione – una tassa nascosta alla quale nessuna impresa può scampare, condizione che pone le realtà produttive sarde in una situazione di netto svantaggio sia nei confronti dei competitor europei, sia in quelli nazionali”.
Infatti, il 73% dell’aumento dei prezzi, pari a 4,9 punti di inflazione, deriva dai beni energetici, che a marzo, nel confronto internazionale, segnano un aumento del 53,5%, 8,8 punti in più rispetto al +44,7% della media dell’Eurozona e maggiore di 15,9 punti alla Germania e di 24 punti alla Francia. E sulle materie prime del settore dolciario, sale la pressione dei prezzi internazionali dei cereali che, valutati in euro, crescono del 43,6%.
“La richiesta di cioccolata ha mantenuto la crescita dello scorso anno; anche se la materia prima all’origine ha subito un incremento a due cifre per gli artigiani; mentre è in fase evolutiva l’andamento delle vendite delle colombe e dei dolci pasquali; anche se occorrerà attendere il post festività per tracciare un bilancio più chiaro” continua Rau.
Ad aggravare la condizione delle imprese sarde, è necessario ricordarlo, c’è anche una seconda tassa occulta: quella data dal costo dei trasporti. “Ogni prodotto, semilavorato, materia prima, che entra o esce dall’Isola, è soggetto a questo aggravio – ricorda Rau – un impatto pesantissimo, peggiorato dall’aumento dei carburanti. Su questa problematica, cronica e irrisolta, è necessario che le Istituzioni facciamo di tutto per eliminare definitivamente questo gap”.
Oltre a questi problemi, le imprese rilevano anche criticità sul packaging: “Ci sono state lunghe attese per questo prodotti – continua Rau – ed è stato relativamente più facile approvvigionarsi sulla piazza estera che non su quella italiana”. “Quel che è certo comunque, nonostante tutto, – conclude Rau – è che le imprese vanno avanti e i consumatori, anche in tempi non facili, continuano a scegliere la qualità e il saper fare artigiani”.