Nella nostra terza puntata andremo a parlare della cisterna, del thesaurus e del portico dell’area archeologica, stavolta saremo accompagnati dal dottor Marco Muresu.
Parliamo delle monete, oggetti interessanti, piccoli ed alcuni di essi sono più piccoli dei bottoni hanno veramente tanto da raccontare. Espressione di un’autorità politica, di uno stato, di un dominio. La moneta è un messaggio propagandistico efficace, per mandarlo nell’epoca in cui il social non esisteva, ciò che risultava più sociale era proprio la moneta.
Quindi trovare delle monete è per gli archeologi, gli storici e per gli storici dell’economia importante. Nel caso di Sant’Eulalia ci troviamo di fronte ad un tesoretto di monete che aveva valenza rituale, ritrovato all’interno di un thesaurus, sarebbe un tempio o parte di esso, gli archeologi l’hanno interpretato legato ad un rituale ed all’interno era prevista l’offerta monetale. Parte del thesaurus nel sito di Sant’Eulalia risulta in parte ancora visibile.
Nelle monete ci sono delle raffigurazioni, che dipendono dalle epoche. Il tesoretto all’interno del thesaurus comprende monete dal 3° secolo a.C. fino al 4° secolo d.C., queste date ci fanno anche capire quanto dura il gesto di creare l’offerta monetale e quanto può durare la devozione legata a quest’oggetto.
Il valore della moneta
La moneta doveva essere legata all’amministrazione, ma anche alla divinità affinché entrambe andassero di pari passo. Spesso in certe monete è presente la versione divinizzata della dea Roma raffigurata come una giovane con l’elmo. Messaggio d’aggressività e d’espansione legata all’idea di un’autorità che per espandersi, commerciare, per farsi vedere con le altre omologhe autorità utilizza tutti i messaggi possibili.
Oggi abbiamo un’idea di spendibilità diversa da quella del passato. Sappiamo che oggi il metallo della moneta da 1 euro che viene utilizzato per realizzarla non vale quel tanto, ma molto meno. In antichità non era così, c’era un quasi pario rapporto tra l’utilizzo del metallo ed il peso della moneta, calibrato al valore del metallo stesso.
Per l’archeologo sapere il tipo di moneta rinvenuto in un thesaurus ci fa capire di rimando quanto colui che gettò quell’offerta ci credeva. Erano rituali comunitari, era una buona cosa farsi vedere e far sapere d’essere delle persone generose nel dare un’offerta sostanziosa mostrando così attenzione alla sfera religiosa. Qui l’aspetto monetale è sì legato alla ritualità, ma anche alla convenzione sociale.
In passato si rivolgevano agli dei per ottenere una grazia, a seconda di chi la chiedeva poteva essere un favore, una possibilità più o meno grande. Per esempio si facevano grandi sacrifici, perché le battaglie avessero buon esito oppure si facevano delle domande al dio, affinché gli imperatori avessero buona vita. Il mondo antico come quello odierno era costantemente votato alla possibilità di stare bene.
Successivamente sono state promulgate delle leggi specifiche che vietano di rubare le monete dalle tombe. Il fatto di trovarsi in una struttura templare o parte, originariamente aveva muri che la circondavano e limitavano lo spazio, può far pensare che l’aria fosse protetta. Ed in qualche modo la ritualità del gesto proteggeva queste monete.
Altri spazi legati al sito
All’interno di Sant’Eulalia abbiamo un altro spazio bellissimo che ci fa catapultare in un altro ambiente della città: si tratta di una porticus monumentale. Le condizioni in cui è stata riportata in luce e quelle attuali dell’area archeologica al di sotto della chiesa di Sant’Eulalia permettono al visitatore di individuare un quartiere tardo romano perfettamente conservato al di sotto di una città contemporanea che vive ancora oggi.
La porticus dobbiamo immaginarla con una grande monumentalità, coerente con la struttura, poiché si tratta di un monumento che potremo immaginare come una grande piazza, un grande spazio pubblico. Uno spazio che non risulta fine a sé stesso, ma è anche progettato per essere parte integrante della comunità.
All’interno di questo spazio possiamo trovare una cisterna, fondamentale per la canalizzazione delle acque piovane, legata alle necessità funzionali alla vita quotidiana di una città tardo romana che aveva tante necessità e questa complessità archeologica è molto interessante, perché ci dà l’idea della serie d’attività e dei vari attori che agivano in questo contesto.
Un altro aspetto importante nella porticus è quello della conservazione del piano pavimentale, che era realizzato in frammenti di calcare. Era dotata di una canalizzazione al di là dello spazio colonnato che era legata al passaggio dell’acqua, spazio monumentalizzato non solo dall’architettura, ma anche dal passaggio di quest’acqua corrente.
Se noi immaginiamo gli interessi della porticus nel 4° secolo d.C. vedremo tante attività, soprattutto in un ambiente a destinazione pubblica. Possiamo immaginare il rumore del mercato, nella Cagliari attuale potrebbe essere paragonato al passeggiare in Via Manno, nella Piazza Yenne. Allora come oggi la città vive tutte le attività legate alla vita degli abitanti con dei rumori, dei clamori che fanno capire la complessità insediativa del sito.
Abbiamo parlato di una cisterna, c’era l’attenzione alle infrastrutture idriche, fondamentale per le città ed era legata all’amministrazione che doveva sovrintendere all’effettivo funzionamento. Considerate cisterne pubbliche, perché all’interno hanno trovato diversi tipi d’anfore, la varietà di queste è utile a capire che diverse persone andavano lì ad attingere l’acqua.