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Teatro Ragazzi: mercoledì 27 aprile ore 11.30 “Tutto Tranne Gramsci”

Omaggio ad Antonio Gramsci nell’anniversario della morte del grande uomo politico e filosofo, giornalista e scrittore, tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia: mercoledì 27 aprile alle 11.30 al Teatro Massimo di Cagliari (Sala M2) va in scena “Tutto Tranne Gramsci” di Anfiteatro Sud

Un ritratto di Antonio Gramsci, figura di spicco della cultura europa del Novecento, in “Tutto Tranne Gramsci” di Anfiteatro Sud, liberamente ispirato a “Le donne di casa Gramsci” di Mimma Paulesu Quercioli, con drammaturgia e regia di Susanna Mameli in cartellone mercoledì 27 aprile alle 11.30 al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione di Teatro Ragazzi 2021-2022 organizzata dal CeDAC Sardegna: sotto i riflettori Marta Proietti Orzella nel ruolo di Teresina, la più giovane delle sorelle, che tra ricordi d’infanzia e cronache familiari restituisce un’immagine più intima e privata del celebre uomo politico, intellettuale, giornalista e scrittore.

Omaggio ad Antonio Gramsci nell’anniversario della morte del grande uomo politico e filosofo, giornalista e scrittore, tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia: mercoledì 27 aprile alle 11.30 al Teatro Massimo di Cagliari (Sala M2) va in scena “Tutto Tranne Gramsci” di Anfiteatro Sud, liberamente ispirato a “Le donne di casa Gramsci” di Mimma Paulesu Quercioli, con drammaturgia e regia di Susanna Mameli e contributi video di Emanuela Cau, per un nuovo appuntamento con la Stagione di Teatro Ragazzi 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.

Sul palco

Sul palco un’intensa Marta Proietti Orzella interpreta Teresina, la più giovane delle sorelle, tracciando un ritratto inedito, intimo e privato, di uno dei figli più illustri dell’Isola: una narrazione che inizia dai ricordi di un’infanzia difficile, segnata dalla malattia, dalla miseria e dalla fame ma soprattutto dall’umiliazione dopo la condanna del padre, ma riscaldata dagli affetti e sostenuta dal coraggio della madre, Giuseppina Marcias che orgogliosamente e a testa alta si assunse il difficile compito di mantenere la famiglia, fino al ritorno del marito.

Fin dai primissimi anni il manifestarsi del brillante ingegno del piccolo Antonio, quasi a compensare la fragilità del corpo (causata dal morbo di Pott), rappresenta uno dei punti fermi del microcosmo familiare: tutelare e proteggere il più debole, almeno fisicamente, e permettere alla sua intelligenza e al suo talento di esprimersi appieno, diventa uno degli obiettivi condivisi, con il conforto del parere degli insegnanti e degli alti punteggi scolastici.

Così nonostante le scarse risorse economiche il ragazzo poté proseguire gli studi, dapprima al Ginnasio di Santu Lussurgiu poi al Liceo classico “Giovanni Maria Dettori” di Cagliari, dove ebbe tra i suoi insegnanti Raffaele Garzìa, direttore de L’Unione Sarda, sotto la cui guida esordì nel giornalismo. La vita culturale della città offrì certo nuovi stimoli al giovane Gramsci, lettore eclettico e curioso fin da bambino, avido di sapere e ancora di più la temperie torinese negli anni dell’università, tra interessanti frequentazioni e impegno politico: se ne ritrova traccia nelle lettere, che pure riflettono la sue condizioni psicologiche e le difficoltà materiali, le gravi ristrettezze che condizionavano anche le relazioni sociali.

La storia

Teresina è testimone attenta e interessata delle vicende del fratello, ormai lontano oltre mare e soprattutto proiettato altrove, forse già nel futuro, dalle sue idee, ma sempre legatissimo alla famiglia d’origine e in particolare alla madre – che appare con il volto di Renata Manca negli inserti video curati da Emanuela Cau: quel rapporto così tenace, affettuoso, pieno di tenerezza e rispetto, resiste anche negli anni amari del carcere, durante i quali tra le prime preoccupazioni del prigioniero c’è quella di confortare e rassicurare i suoi cari.

La forte tempra materna sembra aver forgiato l’animo dei figli, e specialmente di quella creatura che sembrava destinata a una prematura fine: pensatore e rivoluzionario, strenuo difensore dei diritti dei lavoratori e della legalità, Antonio Gramsci, tra le menti più illuminate d’Europa, riuscì a conservare lucidità e padronanza di sé pure durante i lunghi anni di reclusione, resi più gravosi dalle sue condizioni di salute, sempre più precarie e dalle notizie preoccupanti sulla moglie, rimasta in Russia con i bambini.

Tra le fatiche dell’infanzia e le inquietudini della maturità, in particolare durante la prigionia del fratello, Teresina rivive le atmosfere domestiche, la relativa serenità e armonia ma anche l’allegria dei giochi e l’antica vivacità di una famiglia numerosa, in cui pur senza volerlo, quasi con naturalezza, il piccolo Antonio, diventato ragazzo e poi uomo, rappresentava il fulcro dapprima con le sue imprese scolastiche e le sue scorribande intellettuali, poi con il prestigio internazionale e la dura repressione in patria, fino all’assurda condanna e alla tardiva liberazione.

L’intreccio di parole e visioni

Nella pièce si intrecciano parole e visioni, con una scrittura scenica suggestiva in cui prende forma l’ambiente familiare della casa, tra i piccoli riti quotidiani e la semplicità dei gesti che scandiscono le giornate: “Tutto Tranne Gramsci” mette in luce il ruolo delle donne nella vita del protagonista, grande assente ma in realtà figura centrale della narrazione.

Nella giovinezza la madre e le sorelle, poi la moglie, Giulia Schucht e la cognata Tatiana, che gli sarà vicina negli anni del carcere: un universo femminile che ha rappresentato nei momenti cruciali dell’esistenza un solido punto di riferimento, la sfera degli affetti, preziosi, da custodire, il legame con le radici e la terra d’origine e l’amore per una donna, poi madre dei suoi figli, accanto alla passione politica, alla volontà di cambiare il mondo partendo dai principi marxisti e dalla lotta di classe, per costruire una nuova civiltà fondata sui principi di giustizia e eguaglianza, in una magnifica e realizzabile utopia.

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