Omaggio a Daniele Atzeni
Tre film di Daniele Atzeni. Fino al 26 Maggio sulla piattaforma streaming del musil. Dopo il premio assegnato a Inferru nell’ambito del Concorso Nazionale Roberto Gavioli nell’edizione 2020, la Fondazione musil; come prima azione nell’ambito della nuova iniziativa internazionale LIDN – Labour International Documentary Network, presenta un programma monografico in streaming online; dedicato al cinema di Daniele Atzeni. Regista sardo che ha dedicato vent’anni di lavoro al racconto della trasformazione industriale in Sardegna, dalla fase mineraria a quella dei grandi impianti industriali. Il programma offre al pubblico tre film che descrivono per intero la traiettoria del cinema di Atzeni, dalla prima opera ufficiale al film più recente.
Racconti del sottosuolo
Nelle miniere del Sulcis-Iglesiente sono state scritte delle pagine che si collocano tra le più appassionanti della storia della Sardegna. Pagine che narrano di atroci fatiche, di incidenti spesso sfociati in tragedie, di condizioni di lavoro disumane come quelle stabilite dal cottimo Bedaux; capace di trasformare il minatore in una macchina da lavoro. Storie di dure lotte sindacali, di occupazioni di gallerie a centinaia di metri sottoterra, di scioperi che hanno contribuito alla nascita del movimento operaio in Italia. Pagine che raccontano del grande senso di umanità che accomunava i minatori e del profondo rapporto di amore-odio che li legava alle miniere. Con la cessazione dell’attività estrattiva la civiltà mineraria si avvia lentamente e inesorabilmente verso l’oblio. Restano intatti però i ricordi dei vecchi minatori, unici custodi della cultura del lavoro in miniera che sino a qualche tempo fa regolava la vita di migliaia di famiglie sarde.
I morti di Alos
Antonio Gairo è l’unico sopravvissuto a una terribile sciagura che nel 1964 colpì Alos; un paese del centro Sardegna ora divenuto un tetro villaggio fantasma. Ritrovata all’improvviso la memoria perduta da tempo, l’uomo racconta la vita del paese prima del fatidico avvenimento; e ricostruisce con incredibile lucidità le circostanze che condussero alla tragedia. Ibrido fra finzione e documentario, cinema e letteratura, il film narra, attraverso un ampio uso di filmati di repertorio, il fatale passo verso la “modernità” compiuto da una piccola comunità di pastori degli anni ‘50; mescolando la classica iconografia della Sardegna arcaica con le atmosfere e le suggestioni tipiche del genere gotico.
Inferru
Seconda metà del Novecento. Un anziano minatore, stanco e malato, viene travolto da una frana mentre sta minando una galleria. Sospeso in un vuoto temporale tra la vita e la morte imminente; l’uomo racconta il mondo di Inferru attraverso un immaginifico monologo esistenziale, mescolando passato, presente e oscure premonizioni sul futuro. Per mezzo dell’utilizzo di materiali d’archivio, il film rappresenta un ipnotico viaggio tra gli ultimi disperati, folli e al contempo lucidissimi pensieri del protagonista; il quale cerca di chiudere definitivamente i conti con la società e con la propria coscienza.
I primi passi del regista
Daniele Atzeni (Iglesias, 1973) si diploma in regia alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma. Da oltre vent’anni si dedica alla realizzazione di documentari, occupandosi di lavoro, ambiente, trasformazioni sociali, recupero della memoria storica, ritratti biografici. Dopo aver girato alcuni cortometraggi in ambito formativo; nel 2002 esordisce nel documentario con Racconti dal sottosuolo, storie di vita in miniera narrate da tre minatori e una cernitrice che lavoravano nelle miniere del Sulcis-Iglesiente; col quale ottiene la menzione speciale della giuria al Premio Libero Bizzarri. Nel 2005 realizza il documentario La leggenda dei santi pescatori; racconto in presa diretta della pesca del tonno nell’isola di San Pietro. Col quale partecipa a diversi festival nazionali e internazionali, ricevendo la menzione speciale ad Arcipelago (Roma) e il premio per la miglior fotografia all’International Festival of Cinema and Technology (Orlando,USA).
Altri suoi lavori
Nel 2010 realizza Sole nero; documentario sui danni ambientali e sanitari causati dal petrolchimico di Porto Torres. Col mockumentary I morti di Alos (2011), storia di un paesino sardo degli anni ’50 annientato dalla modernità, viene selezionato per il concorso internazionale del ClermontFerrand Short Film Festival. Nel 2012 esce Vittorio De Seta e la Barbagia, breve documentario sul rapporto fra il regista di Banditi a Orgosolo e la Sardegna, mentre nel 2015 porta a termine Madre Acqua, documentario biografico su Sergio Atzeni. Nel 2019 realizza Inferru. Riconosciuto come miglior film al Beijing International Short Film Festival (Pechino), primo premio al concorso “Roberto Gavioli” e miglior film sui diritti umani al festival Life After Oil. Nel 2020 realizza il cortometraggio MA-MA inserito nell’opera collettiva Le storie che saremo, un film in sei episodi per una nuova memoria collettiva dopo la quarantena; menzione speciale della giuria al Bellaria Film Festival.