Raccontare la violenza: la voce delle vittime

“Maggio della Comunicazione”: il mese delle donne

Mercoledì 11 maggio dalle 10:00 alle 13:00 nell’Aula Magna dell’Università di Sassari si terrà l’inaugurazione del “Maggio della Comunicazione”; organizzato dal corso di laurea in Comunicazione pubblica e professioni dell’informazione del Dipartimento di Storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Ateneo.

L’evento di apertura ha per titolo “Raccontare la violenza: la voce delle vittime”; ed è inoltre organizzato in collaborazione con l’Osservatorio sociale sullo sviluppo e sulla criminalità in Sardegna (OSCRIM) dell’Università di Sassari.

L’iniziativa intende porre l’accento sia su come si studiano i fenomeni sociali che implicano violenza; sia su come si sviluppano le narrazioni che accompagnano il racconto delle vittime di fenomeni di violenza; vittime che spesso risultano marginali rispetto all’attenzione che invece si dedica ai fatti e agli autori della violenza.

Il filo rosso che tiene assieme i ragionamenti sulle vittime di reati e sulla guerra in corso è dato dal ricorso alla violenza; secondo una prospettiva multidisciplinare che tende a problematizzare le letture binarie che spesso vengono avanzate sul tema.

Sarà inoltre possibile seguire l’evento anche in diretta streaming sul canale ufficiale YouTube dell’Ateneo, UnissTube e sulla piattaforma Zoom.

La violenza contro le donne in Italia

Qualche miglioramento, ma ancora tanto, tanto da fare sul fronte della violenza contro le donne nel nostro paese, un fenomeno dalle diverse sfaccettature che meriterebbe riflessioni approfondite e politiche specifiche.

I dati secondo l’ISTAT

Secondo quanto riportato dall’Istat, nel 2017 in Italia si sono registrati 357 omicidi volontari, pari a 0,59 casi ogni 100mila abitanti; in costante diminuzione fin dai primi anni Novanta (elaborazioni sui dati del ministero dell’Interno). Il calo ha però riguardato esclusivamente gli uomini (che costituiscono da sempre la maggioranza delle persone uccise); anche grazie alla riduzione delle vittime di mafia. Al contrario, il tasso registrato per le donne è pressoché costante; e se negli anni Novanta si contavano cinque vittime uomini per ogni donna uccisa, il rapporto è oggi di due a uno. È doveroso perciò chiedersi quali siano le cause di tali differenze.

I due fattori

Il fatto è che “si tratta di due fenomeni strutturalmente diversi”: gli uomini vengono uccisi soprattutto da sconosciuti; in spazi pubblici, omicidi che possono essere ridotti attraverso le politiche per la sicurezza e nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata. Le donne invece nella stragrande maggioranza dei casi sono uccise da una persona conosciuta; quasi sempre partner o familiari. Le politiche per la sicurezza sono perciò inefficaci e servono dunque misure studiate appositamente per contrastare la violenza contro le donne.

About Jennyfer Maria Labieni

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