Hanna Bilobrova, “il suo zaino lo porto sempre con me”. Ha salvato e concluso, insieme al montatore Dounia Sichov, il film iniziato dal compagno, il regista lituano Mantas Kvedaravicius, ucciso ad aprile da un razzo in Ucraina mentre era a bordo della sua auto in fuga dal Paese in guerra.
E ora l’opera, rocambolescamente sfuggita alla distruzione e ai russi, Mariupolis 2, andrà a Cannes. La vedova, Hanna Bilobrova, il 12 maggio era in Sardegna nella giornata inaugurale del Carbonia Film Festival, per la presentazione del primo capitolo del lavoro, girato nel 2016 dal compagno per documentare la situazione che poi è diventata la guerra che ora sta facendo tremare il mondo. Drammatico l’intervento in sala della compagna: con voce rotta dall’emozione ha mostrato lo zaino che il regista portava con sé. “Era una parte di lui – ha detto quasi piangendo – non se ne liberava mai. L’ho portato da Mariupol e lo porto sempre con me. Perché così è come se Mantas fosse sempre con me”. Bilobrova ha spiegato, leggendo delle note di regia del compagno, qual è il senso del lavoro che ora andrà a Cannes: “È il racconto di uno scenario fatto di fabbriche, mare, soldati e del suono del violino, non è un racconto di guerra, ma del clima surreale che si è venuto a creare. E di come l’uomo può vivere di fronte a una situazione come questa”. Da qui il senso dell’operazione del regista: “Ha voluto cogliere l’aspetto umano da cineasta, ma anche da antropologo – ha chiarito -. Ha voluto mostrare l’aspetto invisibile o meno visibile della guerra”.