Intervista al ricercatore di ingegneria meccanica che lavora presso l’università di Cagliari e di Torino.
“Fare il ricercatore è un mestiere molto stressante, ma allo stesso tempo soddisfacente”, sottolinea Simone Boi, ricercatore dell’università di Cagliari.
Chi fa il ricercatore svolge principalmente attività di ricerca nel proprio campo di specializzazione , presso università ed enti di ricerca pubblici e privati.
Oltre a fare ricerca e pubblicare i risultati del proprio lavoro, i ricercatori universitari spesso si occupano anche di didattica.
I ricercatori scientifici conducono ricerca di base o applicata. Lavorano in un team sotto la direzione di un responsabile scientifico ed effettuano esperimenti in laboratorio, usando macchinari e strumenti specifici.
L’importanza del lavoro di team
Simone Boi sottolinea il fatto che è molto importante stringere rapporti e collaborare con colleghi e professori di altri atenei e centri di ricerca.
In Italia, i ricercatori sono assunti a tempo determinato tramite concorso in università, politecnici e accademie di belle arti o altri enti di ricerca pubblici vigilati dal MIUR come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INAF), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
Un ricercatore può però lavorare anche per centri di ricerca privati, ospedali, istituti, musei, fondazioni o nell’area R&D di grandi aziende, in particolare nei settori difesa, aerospace, farmaceutico, automotive, elettronica e telecomunicazioni, fintech.
Possibilità di questo lavoro in Italia
Per lavorare nelle università però bisogna prima essere assunti. Ed è difficile se le posizioni latitano: nell’ultimo anno i posti banditi sono diminuiti del -3,5 per cento; siamo passati dai 9.288 del 2017 agli 8.960 del 2018. E rispetto al 2007 i posti da ricercatore banditi si sono ridotti di un significativo 43,4 per cento.