Esiste un legame tra inquinamento e uragani, secondo uno studio della National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense.
La National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense spiega come la diminuzione di polveri sottili e ossidi di zolfo in sospensione sopra l’Atlantico lasci passare più radiazione solare. Questo, a sua volta, causa un aumento della temperatura delle acque, fattore direttamente legato alla formazione degli uragani. La diminuzione di polveri sottili e ossidi di zolfo è dovuta al miglioramento della qualità dell’aria in Europa e Usa.
Negli ultimi anni la stagione degli uragani atlantici ha infranto per numeri e intensità dei fenomeni tutti i record precedenti. Inoltre, è aumentata dell’8% la probabilità che le tempeste si trasformino in uragani di categoria 3 o superiore.
L’America è una delle zone più interessate da questi fenomeni. Normalmente, infatti, gli uragani si formano nell’emisfero nord dell’Oceano atlantico, in autunno o estate. La loro caratteristica più evidente è la presenza di venti fortissimi, che possono arrivare fino a 250 km/h.
La frequenza di questi eventi in America è dovuta alla temperatura del mare. Infatti, perché si formi una tempesta tropicale, è necessario che la temperatura del mare sia almeno di 27°. Tale condizione in Europa non si realizza praticamente mai.
Uno degli uragani più gravi mai registrati, nonchè uno dei più ricordati, è sicuramente l’uragano Katrina. Verificatosi nel 2005, causò la morte di più di 1800 persone. Curiosa, in tal senso, è l’assegnazione dei nomi di questi eventi atmosferici. L’organizzazione meteorologica mondiale ha predisposto sei liste di nomi propri maschili e femminili, uno per ogni lettera dell’alfabeto, da assegnare in sequenza.