Domenica a Quartucciu il recital “Sergio Atzeni, i quattro passi prima dell’addio” con Stefano Giaccone (sax e voce recitante) e Stefano Casti (contrabbasso).
Domenica 22 maggio, al parco Sergio Atzeni di Quartucciu; ultimo appuntamento in agenda per la seconda edizione di Identità e Valore tra passato e presente, il progetto promosso dal Comune di Quartucciu in collaborazione con la cooperativa FPJ – Forma e Poesia nel Jazz e la Pro Loco cittadina.
In programma, con inizio alle 20, “Sergio Atzeni, i quattro passi prima dell’addio”. Un recital di parole e musica tratto dall’omonimo libro di Giovanni Manca (Edizioni Abba, 2020), con Stefano Giaccone al sax e alla voce recitante, e Stefano Casti al contrabbasso. Un omaggio che l’Amministrazione comunale di Quartucciu vuole dedicare allo scrittore cagliaritano scomparso ventisette anni fa, proprio nel parco a lui dedicato. L’ingresso è gratuito.
SERGIO ATZENI (CAPOTERRA, 1952 – ISOLA DI S.PIETRO, 1995)
Si trasferisce ancora molto giovane a Cagliari dove trascorre infanzia e adolescenza. Durante gli anni giovanili, Sergio Atzeni inizia a dedicarsi al giornalismo, collaborando con le principali testate sarde. Questo è anche il periodo in cui si iscrive al Partito Comunista, partecipando attivamente alla vita politica della città. Solo negli anni a seguire riesce a trovare un lavoro stabile (all’ENEL).
Tuttavia lo abbandona presto. Nel 1986 parte per l’Europa, e in seguito si trasferisce a Torino. Questi si rivelano gli anni più creativi nella sua carriera di romanziere. Infatti scrive le sue opere più importanti, come L’apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunìn; Passavamo sulla terra leggeri e Il quinto passo è l’addio. I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna. Trae spunto soprattutto dalla propria passione storica per ricostruire scenari del passato sardo, dall’epoca dei nuraghi; fino alle lotte sociali dei minatori del Sulcis e dell’Iglesiente a inizio Novecento.
Il suo capolavoro
I protagonisti delle sue storie appartengono alle più svariate classi sociali, ma in particolare Atzeni mette in scena il popolo degli gli umili, degli sconfitti, dei marginali. Il suo capolavoro viene considerato Passavamo sulla terra leggeri, rievocazione mitica della storia del popolo sardo, vista e raccontata dall’interno, come una memoria comune tramandata di padre in figlio, in opposizione e a dispetto della Storia ufficiale. Atzeni (specie nel postumo Bellas mariposas, Palermo, 1996) combina insieme sardo (in specie quello popolare della periferia di Cagliari) ed italiano, attuando un processo di rivalutazione della lingua che sarà ripreso successivamente da Andrea Camilleri con il siciliano.
Negli ultimi anni, dopo aver abbandonato la militanza politica, si riavvicina sia pure problematicamente alla religione. «Sono sardo, sono europeo» era un suo credo, molto prima dell’avvento di Maastricht. La sua carriera da scrittore viene stroncata tra le acque dell’isola di Carloforte, dove muore nel 1995. Dopo la sua morte sono stati trovati altri suoi scritti, buona parte dei quali rapidamente pubblicati. I suoi libri sono ancora oggi molto venduti in Sardegna e trovano numerosi estimatori anche nel Continente.