Si tratta di un batterio in grado di vivere in ambienti estremi e resistente ad alte dosi di radiazioni gamma.
In particolare, è un organismo in grado di vivere in ambienti estremi. Possiede spiccate capacità di resistere a forte disidratazione, calore, e stress elettromagnetico. Nello specifico, questo batterio è attualmente un organismo unico nel suo genere. Per via della sua capacità di resistere ad una dose di radiazioni gamma 15mila volte superiore a quelle sufficienti ad uccidere un uomo.
La ricerca è stata guidata dai ricercatori dell’Università di Cagliari Dario Piano e Domenica Farci.
Grazie al finanziamento del National Science Center (Polonia). Oltre all’ateneo cagliaritano ha coinvolto importanti istituzioni europee come la Warsaw University of Life Sciences SGGW (Polonia) e la Jacobs University Bremen (Germania). Ma anche l’European Synchrotron Radiation Facility (Francia), la Charles University e il Central European Institute of Technology Masaryk University (Repubblica Ceca). Infine, la Umeå University (Svezia).
I risultati ottenuti potranno trovare applicazione in biomedicina per lo sviluppo di antibiotici di nuova generazione. Ancora, nelle nanotecnologie per lo sviluppo di nuovi biomateriali utilizzabili nella fotonica e per la produzione di biosensori.
Lo studio ha fatto emergere come, tappezzando l’intera superficie cellulare, l’SDBC, oltre a comportarsi da scudo contro la radiazione ultravioletta, consenta gli scambi di nutrienti con l’ambiente evitando di fungere da ostacolo.
Il complesso proteico studiato dai ricercatori, denominato “S-layer deinoxanthin-binding complex” (SDBC), è importante perché conferisce al batterio la resistenza alla radiazione ultravioletta.
Nello studio è stato possibile localizzare le componenti che rendono protettivo questo complesso e definirne l’organizzazione. Fondamentali per le sue funzioni schermanti sono la sua straordinaria organizzazione amminoacidica. Ma anche la presenza di ioni metallici (Ferro e Rame). E di potenti antiossidanti quali la deinoxantina, un pigmento della famiglia dei carotenodi. E ancora, specifici fosfolipidi, tutti esclusivi di questo batterio.
Inoltre, dallo studio è emerso come, tappezzando l’intera superficie cellulare, l’SDBC consenta gli scambi di nutrienti con l’ambiente evitando di fungere da ostacolo. Le proteine canale che svolgono questa funzione sono chiamate porine e nel lavoro emerge come l’SDBC sia dalle 7 alle 10 volte più grande delle porine finora conosciute.
Titolo della pubblicazione: “The cryo-EM structure of the S-layer deinoxanthin-binding complex of Deinococcus radiodurans informs properties of its environmental interactions”