Economia della Sardegna
Economia della Sardegna

Economia dell’Isola in ripresa ma ancora gap e fragilità

L’economia della Sardegna è in ripresa, dopo due anni di Covid, anche se fortemente caratterizzata dall’incertezza dovuta al conflitto in Ucraina.

Economia in Sardegna: se da un lato è ripartito l’export con 5,5 miliardi di euro con +63,4% rispetto al 2020 – trainato da prodotti petroliferi (+75%); metallurgia (+23%) e settore lattiero caseario (+26%) – ed è cresciuta l’occupazione – più per i settori che hanno avuto maggiori riflessi dalla crisi pandemica; meno da quello industriale – si rileva ancora una fragilità del sistema.

L’Isola, infatti, primeggia nella ricettività turistica e nel commercio, attività particolarmente colpite dalle limitazioni per il Covid e dal calo della domanda. A questo si aggiunge la spinta – mai sopita – verso la decrescita; l’invecchiamento della popolazione e il persistente ritardo sulla valorizzazione del capitale umano, ricerca e sviluppo. La fotografia è stata scattata dal Crenos (Centro ricerche economiche delle Università di Cagliari e Sassari) nel 29/o rapporto sull’economia sarda.

L’Isola si allontana dalle regioni d’Europa più dinamiche: nel 2020 il Pil per abitante è il 68% della media Ue (media Italia 94%); 182esima su 242 regioni dell’Unione. Anche quando è calcolato in volume, il calo del prodotto interno lordo è forte: -9,6%, il terzo peggiore in Italia dopo Toscana e Veneto. Rimane dunque inalterato il profondo divario di reddito con le regioni settentrionali: nel 2020 in Sardegna il Pil è pari a 18.852 euro per abitante; contro i 31.097 delle regioni del Centro-Nord.

Le incertezze dello scenario economico non hanno intaccato, però, lo stock delle imprese attive che nel 2021 sono 145.025; quasi 900 in più rispetto all’anno precedente. L’elevata densità delle attività produttive rispetto alla popolazione (91,5 imprese ogni mille abitanti); è maggiore in Sardegna rispetto alle altre aree del Paese per via della ridotta scala dimensionale (in media 2,9 addetti per impresa); di conseguenza si registra una massiccia presenza di microimprese: oltre il 96% del totale, quasi il 62% del totale degli addetti complessivi (39% nel Centro-Nord). Emergono il comparto agricolo (24% del totale delle imprese) e i settori collegati al turismo (9%). Quest’ultimo drena anche buona parte della nuova occupazione, seppure stagionale; ma deve fare i conti con la concorrenza sleale data dal 61% di sommerso stimato per le presenze italiane che alloggiano in strutture non classificate.

Ed è sul fronte occupazione che arriva il rimbalzo nel 2021 con il recupero di circa un terzo dei 30 mila lavoratori in meno registrati nel 2020. Aumenta al 46,6% anche la partecipazione al mercato del lavoro: si riducono di 24mila unità gli inattivi e cresce il numero di chi; anche se non ha un impiego, lo cerca attivamente. L’analisi della dinamica demografica conferma le criticità strutturali che caratterizzano la Sardegna; nel 2020 si ha il nuovo minimo storico nel numero dei nati (8.262) con un tasso di natalità che scende a 5,2 nati ogni mille abitanti (9,1 in Ue).

Per quanto riguarda il capitale umano, nel 2020 la Sardegna registra solo il 25,1% di giovani laureati (lontano dall’obiettivo del 40% per il 2020); l’abbandono scolastico è pari al 12% rispetto all’8% dell’Ue27 e il 19,3% di giovani è classificato come Neet rispetto all’11,1% della media europea. Nel 2019 gli investimenti in ricerca e sviluppo sono poco più di un quarto della media Ue27; con un apporto ridotto di risorse private nella ricerca (l’ultima regione in Italia con il 17%).

Mola, problema del capitale umano è serio – “Quello di quest’anno del Crenos è un rapporto che racconta la transizione. Spopolamento e denatalità sono problemi molto gravi indicati nell’analisi. Ma il problema più serio è quello posto sul capitale umano”. Lo ha evidenziato Francesco Mola, Rettore dell’ateneo del capoluogo sardo alla presentazione del 29/ rapporto sull’economia della Sardegna. “Nei periodi di crisi aumenta il divario di genere; specie il gap di salario – ha aggiunto – La lezione della pandemia ha mostrato quanto è importante avere un sistema pubblico forte, soprattutto sulla sanità. Non c’è soltanto la rinuncia alle cure, ma anche la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Le sfide sono tante: anche il capitale umano che noi formiamo rischia di andarsene”.

La direttrice del Crenos Anna Maria Pinna ha evidenziato la “stretta collaborazione” che si realizza nel Centro che vede i ricercatori dei due atenei sardi di Sassari e Cagliari lavorare insieme; mentre Giorgio Garau, docente dell’Università di Sassari; ha portato i saluti del Rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti; e a suo nome ha sottolineato l’importanza dell’annuale appuntamento con il rapporto “per l’accuratezza delle analisi in esso contenute”.

About Alessia Porcu

Studentessa di Lingue e Comunicazione all'Università di Cagliari. Appassionata di fotografia.

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