Economia, ecco cosa ci ha insegnato la crisi

Dalla presentazione del Rapporto CRENoS emergono alcuni insegnamenti in seguito alla crisi.

La dimensione piccola delle imprese espone a maggiori rischi, ma anche una elevata specializzazione produttiva aumenta il rischio. Va poi tenuta in considerazione l’importanza dei servizi pubblici, non solo sanitari. C’è, infine, un disallineamento delle competenze. “Tutto ciò è risaputo, ma non sempre chi disegna le politiche economiche sembra esserne consapevole”. Ha avvertito Gianfranco Atzeni, docente di Economia politica dell’Università di Sassari e coordinatore del Rapporto 2022.
La crisi sanitaria e la crisi economica hanno prodotto uno shock inatteso. Ma ora si registra un orizzonte reso cupo dal conflitto in Ucraina. E’ lo scenario descritto durante la presentazione del Rapporto CRENoS, questa mattina all’Università di Cagliari.

“Quello di quest’anno – ha detto Francesco Mola, Rettore dell’ateneo del capoluogo sardo – è un rapporto che racconta la transizione. Spopolamento e denatalità sono problemi molto gravi indicati nell’analisi del CRENoS. Ma il problema più serio è quello posto sul capitale umano. Nei periodi di crisi aumenta il divario di genere, specie il gap di salario. La lezione della pandemia ha mostrato quanto è importante avere un sistema pubblico forte, soprattutto sulla sanità. Non c’è soltanto la rinuncia alle cure, ma anche la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Le sfide sono tante: anche il capitale umano che noi formiamo rischia di andarsene”.

La direttrice del CRENoS Anna Maria Pinna ha evidenziato la stretta collaborazione che si realizza nel Centro.

Il quale vede i ricercatori dei due atenei sardi lavorare insieme. Mentre Giorgio Garau, docente dell’Università di Sassari, ha portato i saluti del Rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti. E a suo nome ha sottolineato l’importanza dell’annuale appuntamento con il Rapporto CRENoS per l’accuratezza delle analisi in esso contenute.

Anche il  Direttore Generale della Fondazione di Sardegna, Carlo Mannoni è intervenuto. “Si tratta di un’analisi molto importante. Lo scenario attuale continua ad essere complesso, il ritorno alla normalità presenta dinamiche diverse da quelle che ci si aspettava. Si tratta di capire le specificità della Sardegna. Lo spopolamento, o meglio lo spostamento della popolazione verso le città, è un fenomeno mondiale. C’è poi il tema della distribuzione del rischio a livello planetario. In questo la Sardegna può avere molte opportunità. Il PNRR presenta lo scenario classico dell’ottimismo della volontà perché non riusciamo neppure a completare le opere in via ordinaria. Continueremo purtroppo ad avere velocità diverse anche sul PNRR”.

Lo scenario descritto dagli analisti del CRENoS produce aspettative al ribasso.

Il rallentamento della crescita della produzione industriale mondiale (+5%), come nella seconda metà del 2020. Ancora, la crescita dell’indice dei prezzi al consumo delle economie avanzate oltre il 6%. E la crescita del PIL attesa per l’Italia del 2,3% nel 2022 e 1,7% nel 2023.

“C’è un dato evidente. Ovvero la repentina trasmissione degli shock tra le economie mondiali, che dimostra che è presto per dichiarare che la globalizzazione è un fenomeno superato”. Hanno dichiarato gli analisti del CRENoS. Coordinati quest’anno da Gianfranco Atzeni, docente di Economia politica all’Università di Sassari, che ha presentato il Rapporto.

Il suggerimento emerso è di usare le indicazioni fornite dalla pandemia sulle fragilità e sulle potenzialità della nostra società e della nostra economia. Al fine di capire i cambiamenti e intraprendere le azioni necessarie per adattarvisi. Il cambiamento climatico impone ora politiche per fronteggiare gli effetti (es. sulla siccità). Cambiano le politiche legate al consumo e alla produzione di energia. C’è poi una domanda legata alle opportunità di investimento offerte dal PNRR: sapremo metterle a frutto?

Dal rapporto emerge che le crisi non colpiscono i settori allo stesso modo.

Maggiore è il rischio quanto maggiore è la specializzazione su pochi settori. La Sardegna è la regione, dopo le provincie autonome di Trento e Bolzano, con la più elevata specializzazione relativa nel turismo. E la seconda, a pari merito con la Sicilia, per specializzazione nel commercio e la ristorazione. In Sardegna si tratta di settori caratterizzati in molti casi da piccole o microimprese. Ciò spiega gli effetti molto acuti della crisi e la dinamica osservata nella ripresa del mercato del lavoro.

Nel 2021 si registra un incremento dei flussi turistici rispetto al 2020.

Gli arrivi aumentano del 67% e le presenze del 68% (provincia di Sassari +76% delle presenze). Con una ripresa trainata dagli stranieri (+140% degli arrivi italiani +42% degli arrivi). Dal PNRR arriveranno 6,68mld per il turismo. L’obbiettivo deve essere innalzare la capacità competitiva delle imprese. Ma anche promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi.

“La pandemia ci ha ricordato, qualora ce ne fosse bisogno, quanto sia importante disporre di servizi pubblici efficienti in un momento di crisi e per adattarsi ai cambiamenti”. Ha sottolineato il docente dell’Università di Sassari.

Alcuni spunti.

I volumi relativi alle prestazioni specialistiche ambulatoriali e alle visite di controllo si sono ridotti in tutte le regioni e si registra una riduzione nell’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto in tutta Italia. in Sardegna cresce il livello di soddisfazione nei confronti di questi ultimi. Mentre la diffusione dei servizi per la prima infanzia a livello comunale è in arretramento. Infatti, la Sardegna risulta la penultima regione dopo la Calabria in termini di copertura comunale. Preoccupa l’aumento delle rinunce alle prestazioni sanitarie.

“Per sfruttare le risorse del PNRR occorrono capacità di progettazione e imprenditoriali, visione e livelli di istruzione adeguati.  L’inadeguatezza del capitale umano dipende da vari fattori: l’adeguatezza della formazione degli individui, le inefficienze nel mercato del lavoro e la capacità delle imprese di assorbire il lavoro qualificato, condizionata dal cambiamento tecnologico e dalla velocità con cui le attività produttive sono in grado di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare quelle digitali”. Ha dettagliato Atzeni.

Due le criticità emerse sul PNRR: la grande numerosità di interventi e le non grandi infrastrutture.

Il numero dei laureati, in Italia, come in Sardegna risulta ancora lontano dalla media europea. Mentre Il 12% dei giovani ha abbandonato gli studi in Sardegna, anche se il dato è in miglioramento rispetto al 2019 (17,8%). Il 19,3% dei giovani sardi tra i 15 e 24 anni non segue attività formative nè lavora: siamo al 181esimo posto su 199 regioni europee.

Le risorse del PNRR arrivano attraverso progetti che devono essere predisposti e attuati da Regioni, Comuni, altri enti locali e partenariati pubblico-privati. Due le criticità emerse: la grande numerosità di interventi e le non grandi infrastrutture, che comportano la necessità di figure professionali con adeguate competenze dedicate ai progetti. E’ poi prevista l’assunzione di figure professionali dedicate. Si registra però la parcellizzazione a livello comunale delle responsabilità attuative: serve maggiore coordinamento delle singole iniziative. C’è infine una parziale sovrapposizione tra obiettivi dei fondi strutturali 2021-27 e PNRR.

About Laura Piras

Studentessa della facoltà di Scienze Politiche. Vivo a San Sperate, un paese a circa 20 minuti da Cagliari. Mi piace seguire l'attualità e discuterne. Sono impegnata nel mondo del volontariato da circa 4 anni presso un'associazione di soccorso.

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