“Spider-Man: Across the Spider-Verse”: la recensione

Il secondo capitolo dello Spider-Verse di casa Sony e Marvel vince sia al botteghino che nel cuore del pubblico

È possibile migliorare la quasi perfezione già raggiunta? Sì, se si hanno i superpoteri congiunti di Marvel e Sony. Quando nel 2018 uscì nelle sale Spider-Man: Into the Spider-Verse fu come tornare bambini. I fan dell’Uomo Ragno trovarono davanti ai propri occhi un capolavoro. Animazione all’avanguardia e narrazione coinvolgente. Un centro perfetto come non si vedeva da tempo. Annunciato come primo capitolo di una trilogia, noi cinefili sappiamo che i sequel spesso e volentieri fanno storcere il naso. Bene, non è affatto il caso di Across the Spider-Verse

Uno dei meriti va sicuramente alla scrittura dei personaggi che, pur assai numerosi, vengono accuratamente approfonditi assegnando a ciascuno di loro uno spessore e una funzione ben precisa. I pilastri della storia, Miles Morales e Gwen Stacy, nutrono il loro sfuggevole rapporto contrastato dai rispettivi universi di appartenenza. E se i protagonisti che abbiamo già conosciuto nel primo capitolo del 2018, vengono sviluppati a dovere e l’orizzonte del loro arco narrativo si sposta ben più avanti con assoluta sensatezza, l’evoluzione del nuovo “villain di turno”: La Macchia, è davvero sorprendente. Costretta a nascondersi nell’ombra per via del proprio aspetto, vediamo La Macchia in breve tempo trasformarsi da goffo nemico succube della società, a identità cupa e spietata capace di azioni irreversibili. Tale evoluzione avviene con una linearità e logica degna delle migliori scritture.

L’ingresso in scena dei vari “Spider” provenienti dagli altri universi è più che sensato ed è il seme della storia che condurrà lo Spider-Man “del nostro universo” a dover affrontare il più grande sacrificio: l’evento canonico che accomuna gli Spider di tutti gli universi, l’abbandono, il distacco, il lutto.

In ogni spider-verse abbiamo sentito il mantra “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, ma il nostro Miles Morales non è disposto a sacrificare nient’altro. Ricordiamo che in Into the Spider-verse, Miles ha perso lo zio Aaron scoprendo che questo era il criminale Prowler.

Inoltre, davanti a una scrittura così ispirata, la pellicola parla al cuore attraverso l’animazione stessa e la fotografia, strettamente in simbiosi con i personaggi. Il rapporto di Miles Morales con i genitori è confuso e ricco di “non detti”, quindi vediamo la scena colma di dettagli che distolgono l’attenzione dai contenuti, che è proprio il problema di Miles: la comunicazione, procrastinata a favore delle missioni urbane. Il rapporto di Gwen con suo padre, capitano di polizia, è più riflessivo e profondo, ponderato ma anche questo ricco di “non detti”. Pertanto avremo sullo schermo dei fondi ad acquerello, quasi affrescati, malinconici, con tonalità cromatiche mutevoli, calde o fredde, a seconda dell’emozione provata dai personaggi. Una vera perla. 

Non resta che aspettare Spider-Man: Beyond the Spider-Verse per sapere come si concluderà questa trilogia che tiene col fiato sospeso ma sa anche scaldare il cuore.

About Salvatore Uccheddu

Classe 1989. Appassionato cinefilo a 360°, degustatore di birre e di pizze. Amante dei bei film, ma anche di quelli brutti, davvero brutti. Si è cimentato come regista in lavori discutibile fattura. Irriducibile cacciatore di interviste agli addetti ai lavori della settima arte.