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Referendum del 12 giugno: con Nicola Carboni analizziamo i singoli quesiti

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Referendum del 12 giugno: con Nicola Carboni analizziamo i singoli quesiti
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Il 12 giugno gli elettori italiani sono chiamati a esprimersi sui cinque quesiti del referendum sulla giustizia: ecco una breve guida per ogni singola domanda e cosa cambia votando Sì o No. Ne parliamo con Nicola Carboni, coordinatore di +Europa Cagliari.

Domenica 12 giugno tutti gli elettori italiani saranno chiamati a votare per i referendum sulla giustizia. Si tratta di cinque quesiti riguardanti la legge Severino, le misure cautelari, la separazione delle carriere e la valutazione dei magistrati e le candidature al Csm. Ne abbiamo parlato al telefono con Nicola Carboni, coordinatore di +Europa Cagliari.

I quesiti

1. L’abrogazione della legge Severino

Per il primo quesito la scheda sarà rossa: si vota per l’abrogazione della legge Severino. Ovvero la norma che prevede l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive dopo le sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Se vince il Sì la legge viene abrogata e non ci sarà più alcuna decadenza automatica: sarà il giudice a decidere se applicare l’interdizione dai pubblici uffici. Se vince il No l’automatismo resta, con l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica in caso di condanna.

2. Le limitazioni delle misure cautelari

Per il secondo quesito la scheda è arancione e la domanda riguarda la limitazione delle misure cautelari. Si chiede se si vuole abolire la norma con cui la reiterazione del reato è tra le motivazioni per cui i giudici, prima del processo, possono stabilire la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari. Con la vittoria del Sì non sarà possibile applicare le misure cautelari in caso di rischio di ripetizione del reato per quelli considerati meno gravi, ovvero se commessi senza armi o violenza. Se vince il No resta la possibilità di prevedere la misura cautelare per il rischio di reiterazione del reato.

3. La separazione delle funzioni dei magistrati

Con la scheda gialla si vota per il terzo quesito, riguardante la separazione delle funzioni dei magistrati. Se vince il Sì vengono abrogate le norme che permettono al magistrato di passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. I magistrati dovranno quindi scegliere a inizio carriera quale ruolo ricoprire, se quello di giudice o di pm. Se vincesse il No resterebbe tutto com’è oggi: i magistrati continueranno a poter passare fino a quattro volte dal ruolo di pubblici ministeri (quindi dalla parte dell’accusa) a quello di giudici (quindi emettendo sentenze).

4. Partecipazione dei membri laici alle deliberazioni

Per il quarto quesito la scheda sarà grigia: si vota sulla partecipazione dei membri laici alle deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari. In sostanza si chiede di decidere se la valutazione dei magistrati debba essere allargata anche ad altri esperti di materie giuridiche, come avvocati e accademici. Se dovesse vincere il Sì decadrebbe il divieto di voto attualmente previsto per i membri laici nei Consigli giudiziari. In caso di vittoria del No resterebbe tutto come oggi, con le valutazioni che spettano solamente ai magistrati.

5. Firme per candidarsi come membro al Consiglio superiore della magistratura

L’ultimo quesito, il quinto, avrà una scheda verde. Si chiede di abrogare l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per candidarsi come membro del Consiglio superiore della magistratura. Oggi ogni magistrato deve avere, per candidarsi, almeno 25 firme a suo supporto. Se vincesse il Sì i magistrati potrebbero presentare la candidatura senza dover raccogliere le firme, tornando alle regole del 1958, quando tutti i magistrati potevano proporsi per il Csm. Se dovesse vincere il no resterebbe l’obbligo delle firme per candidarsi.

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