Consumare pesce in scatola taglia di oltre un terzo il rischio di insorgenza del tumore del colon retto
E’ la conclusione a cui approda uno studio italiano pubblicato sulla rivista ‘Nutrients’. Il lavoro, condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (Iiph), in collaborazione con l’università degli Studi di Milano, esamina per la prima volta l’effetto del consumo di pesce in scatola separatamente da quello di pesce fresco sul rischio di tumore al colon retto.
I risultati
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una riduzione del 34% circa del rischio di insorgenza di questo tipo di tumore nelle persone che consumavano almeno due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a 80 grammi ciascuna).
Lo studio sul pesce in scatola
Uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha indagato l’effetto del consumo di pesce in scatola separatamente da quello di pesce fresco sul rischio di tumore al colon-retto.
Le opinioni di Carlotta Franchi
«I risultati emersi dallo studio spiega Carlotta Franchi, ricercatrice del Dipartimento di politiche per la salute dell’Istituto Mario Negri e coordinatrice scientifica di IIPH sono un ulteriore passo avanti per sostenere che il consumo di pesce in scatola sott’olio può essere incluso all’interno di una dieta sana ed equilibrata, essendo minimamente processato, perché cotto a vapore, pulito, messo sott’olio e inscatolato senza conservanti. Le implicazioni per la salute pubblica possono essere molto rilevanti. Parliamo infatti di un tumore che presenta elevata incidenza e alta mortalità, sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli a basso e medio reddito, e di un alimento sempre più consumato, grazie alla sua praticità e la sua accessibilità economica».
Le spiegazioni di Carlo La Vecchia
«La ricerca, precisa Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano, ha analizzato i dati di due studi caso-controllo che, grazie al sostegno di Fondazione AIRC, sono stati condotti tra il 1992 e il 2010 in diverse aree italiane, coinvolgendo un totale di 2.419 pazienti con diagnosi di tumore al colon-retto e 4.723 controlli non affetti dal tumore».
I benefici degli acidi grassi omega-3
«La riduzione del rischio di insorgenza aggiunge Barbara D’Avanzo, ricercatrice del Dipartimento di politiche per la salute dell’Istituto Mario Negri, è confermata anche nel caso che il tumore del colon e quello del retto vengano considerati separatamente. È possibile che i benefici siano collegati al contenuto di acidi grassi omega-3 o ad altri nutrienti presenti nel pesce stesso».
Le conclusioni di Giuseppe Remuzzi
«Questo, conclude Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri e vicepresidente di IIPH – è un esempio concreto delle attività che stiamo conducendo con l’Italian Institute for Planetary Health (IIPH) che, tra i suoi obiettivi, si propone di valutare il ruolo che gli alimenti hanno nella prevenzione delle patologie».