Spreco alimentare. Il report del Capgemini Research Institute: il 72% dei consumatori è oggi consapevole dei propri sprechi alimentari.
“Per spreco alimentare avviene quando qualsiasi sostanza o prodotto in ogni fase della catena alimentare, invece che essere destinata al consumo umano, viene sprecata, persa, degradata.” Nonostante ancora perfettamente commestibili, moltissimi prodotti ogni giorno, per ragioni economiche e di prossimità di scadenza, in assenza di utilizzo alternativo, vengono scartati ed eliminati, non essendo più così destinati allo scopo ricreativo.
I danni
Ovviamente le conseguenze sono catastrofiche. Gli ingenti danni non si riflettono solo dal punto di vista ambientale, ma dal punto di vista prettamente economico e mancati guadagni per le imprese. Da queste informazioni si capisce che lo spreco alimentare non solo dovrebbe essere evitato in quanto alimenti ancora buoni diventano rifiuto, ma anche perché l’alimento in quanto tale ha richiesto l’utilizzo di risorse per la sua produzione e richiede risorse ulteriori per il suo smaltimento. Lo spreco alimentare, in quanto tale, può avere diverse derivazioni e declinazioni; possiamo dividere in due grandi categorie: le perdite e le eccedenze.
Le differenze
Le perdite sono legate principalmente a problematiche quali il trasporto, lo stoccaggio e le infrastrutture. Non solo, limitazioni ambientali, territoriali, di produzione o gestionali, sono altre incognite che si devono tenere conto nella grande equazione degli sprechi. Le eccedenze rappresentano l’altro grosso piatto della bilancia di questo sistema. Tutti quei prodotti alimentari che, per svariati motivi quali la mancata vendita o l’assenza di domanda, rimangono invenduti fino al loro necessario smaltimento, rientrano in questa categoria. Le cause come detto in precedenza possono essere svariate: la non conformità dei prodotti, la conseguente mancata vendita, la prossimità alla data di scadenza, la mancata commercializzazione sono solo alcuni dei fattori necessari per far sì, purtroppo, che una buona percentuale di prodotti rimangano invenduti e di conseguenza non consumati.
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