“Sangue di neve”: alghe verdi che nella neve sono rosse per proteggersi dai raggi UV, creando tipiche chiazze rosse nei ghiacciai alpini.
La loro presenza è in grado di accelerare lo scioglimento dei ghiacciai; già messi a dura prova dall’innalzamento delle temperature, poiché il colore rosso riduce la capacità di riflettere il calore del sole.
I ricercatori del CEA Centre de Grenoble sostengono inoltre che i volumi di alghe aumentano a causa dei cambiamenti climatici; una maggiore presenza di anidride carbonica nell’atmosfera favorisce le fioriture.
I campioni raccolti sul monte Le Brevent saranno fondamentali per studiare la neve sanguigna, secondo gli scienziati ci sono due ragioni per studiare questo fenomeno, “il primo è che si tratta di una zona poco esplorata e il secondo è che questa zona si sta sciogliendo prima i nostri occhi”, ha affermato Marechal, che insieme al suo team utilizzerà i mezzi più moderni disponibili in biologia per analizzarli.
Gli esperti hanno molte domande e vogliono capire meglio il fenomeno della neve sanguinolenta, prima che sia troppo tardi, “la prima cosa a cui vogliamo rispondere, da un punto di vista ecologico, è da dove vengono queste alghe? Perché in montagna abbiamo la neve bianca o leggermente colorata dalla sabbia, ma all’improvviso cominciamo a vedere quelle alghe, quelle macchie rosse. Dov’erano prima? chiede Alberto Amato, ricercatore di ingegneria genetica presso il Centro CEA di Grenoble.