In Italia, la battaglia per la legalizzazione dell’aborto, ottenuta dalle lotte femministe con la legge 194/1978, ha affermato una cultura differente della sessualità e della maternità. Ma ancora oggi non tutte le donne possono scegliere di abortire con dignità.
L’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici, la limitata e quasi nulla somministrazione della RU486, lo smantellamento dei consultori pubblici, rendono umiliante, faticosa, a volte addirittura impossibile, l’interruzione volontaria di gravidanza nei termini di legge e con le tutele dell’assistenza sanitaria pubblica.
La situazione diventa ancora più difficile, penosa e rischiosa nei casi di aborto terapeutico, circostanza in cui la valenza punitiva dell’obiezioni di coscienza raggiunge il suo apice. La crociata fondamentalista dei movimenti per la vita va avanti da quando in Italia si è legalizzato l’aborto ed è animata dall’odio per le donne. L’obiettivo non è la difesa della “vita”, un principio sacro quanto astratto, ma criminalizzare le donne per sottrarre loro potere e controllo sulla riproduzione e trasformarle quindi in strumento procreativo.
Fare un figlio per obbligo è violenza, la maternità imposta è un retaggio proprietario sul corpo femminile che vorremmo superato nella storia e nella cultura.
La strada da fare è ancora lunga, non solo in Italia. Sono tanti i paesi nel mondo in cui l’aborto rimane illegale e produce morte e violenza e quelli dove le leggi ottenute con le lotte delle donne sono minacciate. Da ora fino a maggio in Irlanda, Argentina, Polonia si giocano partite importanti per l’autodeterminazione delle nostre vite. Su questo terreno Non Una Di Meno continua la battaglia rilanciata dello sciopero femminista in un momento di forte connessione transnazionale tra movimenti delle donne.
Riprendendo il motto delle femministe argentine, “Vogliamo educazione sessuale per decidere, la contraccezione per non abortire, l’aborto per non morire”, anche in Italia Non Una Di Meno riapre la battaglia contro l’obiezione di coscienza e la piena introduzione della RU486, per il diritto alla maternità consapevole e tutelata, per il welfare e il diritto alla salute universali, per una sessualità libera, felice e senza obblighi.
Biografia relatrice
Carlotta Cossutta è assegnista di ricerca in Filosofia Politica presso l’Università del Piemonte Orientale. È parte del centro di ricerca Politesse – Politiche e teorie della sessualità (Università di Verona), con cui porta avanti alcuni dei suoi interessi di ricerca: i femminismi, le teorie queer e la storia del pensiero politico delle donne. Tra le sue ultime pubblicazioni: Maternal relations, feminism and surrogate motherhood in the Italian context, in «Modern Italy» e Linguistic traps. Identity and differences through institutions, in Petr Agha, Law, Politics and the Gender Binary, Routledge, 2018 e ha curato Smagliature digitali (Agenzia X, 2018) con Valentina Greco, Arianna Mainardi e Stefania Voli.
Non disgiunge teoria e prassi e molte delle sue riflessioni sono nutrite dalla sua partecipazione al collettivo femminista e queer Ambrosia di Milano