Olanda. Il governo ha destinato 25 miliardi per diminuire il numero di capi allevati del 30% entro il 2030.
L’iniziativa dell‘Olanda che risponde alla strategia europea “Farm to Fork“, un piano decennale approvato dall’Unione allo scopo di rendere gli allevamenti più sostenibili entro il 2030.
Le misure previste puntano a ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici e almeno il 20% dell’uso dei fertilizzanti; ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura; trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica.
Inoltre ci sono state delle proteste da parte degli agricoltori olandesi contro i tagli alla zootecnia inquinante.
Cinque arresti, nei Paesi bassi, per gli incidenti provocati durante le proteste contro il piano del governo, che punta a una drastica riduzione delle emissioni di azoto, colpendo in particolare la zootecnia. I manifestanti hanno attaccato un furgone della polizia davanti al Parlamento dell’Aja, incendiato pneumatici in autostrada e dato alle fiamme balle di fieno. Molte arterie del Paese sono rimaste paralizzate per l’intervento di centinaia di trattori.
L’impatto che il giro di vite avrà sul comparto di eccellenza del Paese è noto: i tagli annunciati per il settore da qui al 2030 si aggirano intorno al 40%, ma nelle aree del Paese più vicine alle riserve naturali toccheranno il 70% e si tradurranno in un ridimensionamento dei parco bestiame di circa il 30%. I Paesi Bassi (17 milioni di abitanti) contano su una vasta popolazione animale: quattro milioni di bovini, 12 milioni di maiali e 100 milioni di polli; secondo esportatore agricolo al mondo dopo gli Stati Uniti, risultano uno dei maggiori emettitori di gas serra in Europa. Secondo il governo l’attività agricola incide per il 16% sul totale delle emissioni.