Un contenitore online per i servizi di streaming video. Sono questi i piani di Youtube, piattaforma controllata da Alphabet, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.
Per il quotidiano la nuova piattaforma (di fatto un “negozio” di canali online, un channel store) sarebbe in lavorazione da almeno 18 mesi e potrebbe essere disponibile già da questo autunno.
I concorrenti? Amazon, Apple, Roku (non disponibile in Italia, fornisce ad esempio un abbonamento Paramount+ sul suo canale), i loro nomi. La mossa permetterebbe a YouTube di non spendere soldi per contenuti originali, consentendo accesso ad altri servizi di streaming, generando entrate: YouTube fungerebbe da intermediario tra streamer e abbonato, prendendo una percentuale della quota di abbonamento. YouTube offrirebbe in dote circa 2 miliardi di spettatori al mese, una prospettiva allettante per quei servizi di streaming che vogliono raggiungere più utenti tramite la popolare app di intrattenimento.
La cross-platform, questo il nome tecnico del modello, a cui Youtube starebbe lavorando sarebbe una facilitazione per tutti. Sul piatto Youtube metterebbe la solidità della sua piattaforma, già testata da anni per contenuti live ed eventi in diretta. La debacle della piattaforma di Dazn (trasmette le partite da cinque anni, con disservizi continui e diffusi) durante la prima di campionato non può non dirci qualcosa: meglio affidarsi a chi le cose ha dimostrato di saperle fare, anziché improvvisare con soluzioni approssimative. Di che parliamo? Sistema di autenticazione farraginoso, codec non adeguati. Per non parlare della gestione, lato comunicazione, del disservizio.
Lato utenti la soluzione YouTube placherebbe l’ansia dei surfisti dei servizi su abbonamento con canone periodico (anche Subscription Video on Demand): deciderebbero gli algoritmi e la qualità di quello che si offre. Con la crescita in quantità delle piattaforme di streaming video fra qualche tempo potremmo ritrovarci a vagare da un canale all’altro senza una bussola. Non solo. Dopo il sorpasso di Disney+ ai danni di Netflix, la soluzione potrebbe rimescolare le carte del pianeta streaming. Di nuovo.