Una Roma distopica e possibile in Siccità, l’ultimo film di Paolo Virzì fuori concorso alla Biennale di Venezia
Paolo Virzì con la sua ultima opera dal titolo Siccità ci conduce all’interno dell’incubo di una Roma distopica e priva d’acqua, soffocata da una siccità che dura ormai da tre anni. In questo scenario di crisi estrema, Virzì tesse una trama assai articolata e corale, dove i destini dei numerosi personaggi si intrecciano, mettendo a nudo le debolezze e le contraddizioni della nostra società.
Il film, grazie alla sua fotografia acida e dai toni desaturati, trasmette perfettamente il senso di aridità non solo fisica, ma anche, e soprattutto, morale. La capitale italiana, nota per essere viva e caotica, viene trasformata in un luogo irriconoscibile, disidratato e arido. La scenografia, curata nei minimi dettagli, crea un panorama che riflette l’esasperazione e l’angoscia di un popolo ormai al limite della sopravvivenza.
Il cast, composto da talenti del calibro di Valerio Mastandrea, Silvio Orlando, Vinicio Marchioni, Claudia Pandolfi, Elena Lietti, Tommaso Ragno, Max Tortora, Emanuela Fanelli e Sara Serraiocco, offre interpretazioni intense e stratificate. Ciascun personaggio rappresenta un aspetto diverso dell’umanità: la paura, l’egoismo, ma anche la speranza e la resistenza. Silvio Orlando, in modo particolare, emerge per la sua capacità di esprimere una profondità emotiva rara, restituendo all suo personaggio complessità affascinante e memorabile.
La regia di Virzì è precisa e inclusiva e, al tempo stesso, mantiene l’equilibrio tra il dramma e intimi momenti di riflessione. Virzì non si limita a descrivere una catastrofe ambientale, ma scava nelle viscere dell’animo umano e mostra come la crisi esterna sia solo il riflesso di crisi interiori. La colonna sonora firmata da Franco Piersanti, premiato con il Soundtrack Stars Award 2022 alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è discreta ma di carattere. Le note accompagnano le immagini amplificando il senso di urgenza ma anche di malinconia. Da sottolineare anche la presenza del brano di Mina Mi stai scoppiando dentro il cuore, del 1966, che contribuisce alla suggestione di carattere malinconico, esasperato e speranzoso che permea tutta la pellicola.
Siccità è un film che conduce alla riflessione, non solo sulle potenziali e atroci conseguenze del cambiamento climatico, ma anche sulle capacità di adattamento e di solidarietà in tempi di crisi. Virzì, appena dopo aver vissuto l’emergenza sanitaria, ci mette di fronte a una nuova realtà spaventosa e possibile. L’invito del regista è quello di prendere coscienza delle nostre responsabilità verso il pianeta e verso il prossimo. Con Siccità, il cinema italiano si dimostra capace di affrontare temi universali con sensibilità e profondità.