Se il livello dei consumi si manterrà a questo livello la produzione del Pecorino 2022 si potrebbe assistere a una rottura di stock
Il prezzo del Pecorino Romano Dop ha superato il muro dei 13 euro al chilo. Ciò è avvenuto dopo un lungo percorso di rincari e aumenti iniziato nell’ormai lontano novembre del 2020. Il primo record fu “festeggiato” un anno dopo circa, nel dicembre del 2021, quando il Consorzio denunciò una quotazione record di 9,38 euro al chilo. A partire dal mese di aprile 2022, poi, la produzione venne travolta da rincari sempre più bollenti con 11 euro al chilo. In seguito una crescita esponenziale ora culminata con il raggiungimento di punte comprese tra i 12,80 e i 13.50 euro al chilogrammo.
I costi sono in aumento
“Il valore del prezzo finale del formaggio è alto, il momento favorevole, ma tutti i costi di produzione, dall’allevamento alla trasformazione, sono in aumento e questo ci preoccupa per il futuro”. Così ha commentato il presidente del Consorzio di Tutela del pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi. “Se il livello dei consumi si manterrà a questo livello la produzione 2022 non sarà sufficiente ad arrivare a maggio 2023 quando verrà commercializzato il formaggio che inizierà ad essere prodotto da ottobre e potremmo anche assistere a una rottura di stock.”
La pietra dello scandalo, come spesso accade in questi casi, è in realtà scomposta in migliaia di frammenti più piccoli. il Consorzio di Tutela cita la mole produttiva limitata (-3,1% sull’annata precedente/dati Clal), l’aumento dei consumi soprattutto nel contesto dei piatti della tradizione promossi nel periodo della pandemia, i rincari agli imballaggi, ai concimi, il caro bollette che colpisce tantissime attività in questi mesi. Questi problemi si sommano uno con l’altro fino a formare un gigantesco problema che non può essere aggirato o ignorato.