Il 20% del patrimonio nazionale di 150 milioni di alberi di ulivo in Italia risulta però in stato di abbandono, allarme lanciato da Coldiretti e Unaprol
Sono 30 milioni gli ulivi da salvare in Italia abbandonati a causa del cambiamento climatico e per l’esplosione dei costi che mettono a rischio anche la sopravvivenza di quel patrimonio di biodiversità e storia rappresentato dagli alberi secolari. È l’allarme lanciato da Coldiretti e Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano in occasione della raccolta dall’ulivo plurisecolare Albero Bello di Villa Adriana a Tivoli.
La civiltà romana – evidenziano Coldiretti e Unaprol – fu quella che più d’ogni altra contribuì alla diffusione dell’olivo e al perfezionamento delle relative tecniche di coltivazione e di estrazione.
Il 20% del patrimonio nazionale di 150 milioni di piante di ulivo in Italia risulta però in stato di abbandono a causa degli effetti della guerra in Ucraina e delle tensioni internazionali che rendono difficili gli investimenti in olivicoltura. Con l’esplosione dei costi aumentati anche del 200% per le aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, secondo dati Crea. Gli olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare anche l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati.
Le dichiarazioni
“Per provare ad invertire la rotta, Coldiretti e Unaprol sono impegnati nel recupero e nella manutenzione degli uliveti di alcuni tra i più importanti parchi archeologici italiani e nel tentativo di salvare la piana degli ulivi monumentali dal batterio della Xylella che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese – spiega Nicola Di Noia, responsabile olio di Coldiretti -. Dallo studio di piante plurisecolari come l’Albero Bello di Villa Adriana, attraverso un progetto del Crea/Ofa, si potrà arrivare ad individuare caratteri utili per la resilienza al cambiamento climatico”.
“Gli ulivi plurisecolari sono custodi non solo di storia ma anche, probabilmente, di elementi che potrebbero aiutarci ad affrontare nel migliore dei modi il cambiamento climatico che stiamo vivendo – afferma David Granieri, presidente di Unaprol – L’obiettivo non è solo arricchire il nostro bagaglio di conoscenze, ma anche ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni di olio straniero e quindi, con adeguati investimenti, rilanciare la produzione di extravergine Made in Italy”.