Dal 19 ottobre a Uras la mostra “Eravamo davvero Far West” che nasce dalla consultazione di un fondo donato alla Biblioteca Gramsciana di 9 taglie di ricercati sardi originali
Da mercoledì 19 Ottobre 2022 presso l’ex Palazzo Municipale in Via Roma a Uras, organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione della Nur aprirà la mostra Eravamo davvero Far West. 9 taglie per 9 artisti.
La mostra aprirà dal 19 al 23 Ottobre dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. La mostra nasce dalla consultazione di un fondo donato alla Biblioteca Gramsciana di 9 taglie di ricercati sardi originali stampate metà anni ’60. Si è quindi deciso di dare ad ogni artista una stampa di una di queste taglie su cui ognuno ha creato la sua opera. Così a fianco del manifesto originale verrà esposto l’opera ispirata a quel determinato personaggio.
La mostra verrà allestita da Massimo Spiga con grafica curata da Gigi Meli vedrà la partecipazione di: Jacopo Cau, Federico Coni, Fabrizio Dapra, Ilaria Marongiu, Michele Marrocu, Tonino Mattu, Gigi Meli, Massimo Spiga e Marie-Claire Taroni.
Testo mostra sui banditi sardi
Nel nostro immaginario collettivo la taglia ha come termini Wanted o Reward. Sì come termini c’è proprio il Far West in quello che ricorda le taglie. Le taglie che invece vengono qui esposte riguardano i banditi sardi. Ma noi eravamo davvero far West? La mostra nasce dalla consultazione di un fondo donato alla Biblioteca Gramsciana di 9 taglie di ricercati sardi originali stampate metà anni ’60.
Banditismo sardo
L’epopea del banditismo sardo di quegli anni vede oltre che le taglie e i tanti sequestri forse fraintendimenti degli intenti dei Banditi, come quando Gian Giacomo Feltrinelli arrivò in Sardegna nel 1968, quattro anni prima di morire. Secondo i documenti scoperti dalla Commissione Stragi nel ’96, per prendere contatto con gli ambienti della sinistra e dell’indipendentismo isolano.
Nelle intenzioni di Feltrinelli vi era il progetto di trasformare la Sardegna in una Cuba del Mediterraneo. Tra le idee dell’editore c’era quella di affidare le truppe ribelli a Mesina, allora latitante. Mesina fu poi convinto a non partecipare all’iniziativa di Feltrinelli. Quando escono queste taglie solo i latitanti più pericolosi la mantengono tanto che Giuseppe Podda sull’unità del 23 Luglio del 1967 intitola un suo articolo “Preferiscono consegnarsi per riscuotere la taglia. E’ il caso di molti pesci piccoli – Gli accordi con la spia precedono la resa – Troppi punti interrogativi – I fuorilegge più importanti restano alla macchia”.
Luigi Serra, cinque milioni di taglia
L’articolo riguarda le taglie messe in mostra. Di uno di questi sempre Podda scrive: “Cinque milioni di taglia fanno gola a tutti. Perfino al bandito fuggiasco che dovrebbe far guadagnare alla spia con la sua cattura, tanto denaro. Perciò capita, dalle parti del Nuorese, che a combinare l’affare, ad alzare il proprio prezzo, a riscuotere o dividere la taglia con l’informatore siano proprio i banditi.
Di recente è accaduto a Luigi Serra. Un giovane di 25 anni, nato a Orune, il paese dei Campana e dei Cherchi, di fuorilegge, cioè, molto più famosi e feroci di lui. Il ragazzo non se la sentiva più di vivere tra i monti, braccato come un cinghiale. Colpito da vari mandati di cattura per sequestri di persona a scopo di estorsione e per vari altri reati minori, non esistevano tuttavia prove valide contro di lui.
Nessuno — disse ad un amico — può provare che io sia un delinquente. Se mi costituisco può darsi che i giudici si dimostrino clementi. Anzi, è possibile che al processo io venga addirittura assolto . Quindi: meglio farla finita. Ma ad una condizione: « La taglia di 5 milioni che pende sul mio capo la voglio riscuotere io stesso, tutta intera. Se non altro, una volta condannato, lascio in banca dei soldi per sostentare la famiglia“.
La mostra e gli artisti
La mostra vuole però oltre a documentare l’esistenza delle taglie dare, grazie ai nove artisti, una visione di astrazione poetica di quel fenomeno. I ricercati son stati rivisti e interpretati da Jacopo Cau, Federico Coni, Fabrizio Dapra, Ilaria Marongiu, Michele Marrocu, Tonino Mattu, Gigi Meli, Massimo Spiga e Marie-Claire Taroni.
Gli artisti entrano con le loro interpretazioni dentro l’anima del latitante ma anche di quella società del malessere di cui quegli esponenti facevano parte. Così nelle interpretazioni degli artisti a fianco della taglia originale vediamo Banditi con leggendarie teste mozzate, immersi in personaggi collodiani, tagliati e ricuciti con l’aureola-bersaglio, trasformati in capi indiani, trasformati in puzzle, sotto il marchio dello stato Italiano o anche sotto l’egida dei quattro mori, per poi mostrarsi braccati o vivere una vita all’ombra. Gli artisti con linguaggi differenti danno la loro visione di quel fenomeno entrando nell’anima e nella storia individuale del latitante. (Giuseppe Manias)