Il dramma di un giocatore
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” lo spettacolo del Teatro del Segno scritto, diretto e interpretato da Stefano Ledda. In cartellone sabato 29 ottobre alle 21 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per il secondo appuntamento con la Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2022-2023, nell’ambito del progetto pluriennale Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro 2017-2026. Una pièce originale, ma ispirata a notizie di cronaca e dati reali. Descrive la “discesa agli inferi” di un uomo la cui vita va in pezzi a causa della passione per il videopoker. Una storia emblematica per mettere in luce i pericoli nascosti dietro un “innocuo passatempo”. Che per alcuni rischia di trasformarsi in una forma “dipendenza” che stravolge la loro esistenza e quella dei loro cari.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico” è il fulcro del progetto Sardegna 2022
Rovinarsi è un Gioco promosso dal Teatro del Segno che riparte da Is Mirrionis con quattro intense giornate di spettacoli e incontri dedicate agli studenti. Martedì 15 e giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 novembre alle 9.30 e alle 11.30. Per sensibilizzare e informare i ragazzi e gli adolescenti sugli “effetti collaterali” che il fascino del gioco e il brivido dell’azzardo possono avere su individui e società. Ciò attraverso la forza espressiva e comunicativa del teatro con momenti di riflessione e confronto con psicologi, con esperti e operatori dei SerD.
Il progetto “teatro sociale”
Sardegna 2022 – Rovinarsi è un Gioco al TsE di Is Mirrionis a Cagliari si inserisce nel progetto di “teatro sociale” del Teatro del Segno. È realizzato con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Il tema
Viaggio nella mente di un giocatore, tra il gusto di sfidare la sorte, l’ebbrezza delle vincite e l’amarezza di fronte a una (probabile) sconfitta, da “riscattare” attraverso nuovi tentativi.
Una scenografia scarna e essenziale evoca il bancone e i tavolini di un bar. Con le file di slot machines, ma anche la dimensione domestica e apparentemente protetta di una casa. Il rifugio di una famiglia unita e serena, e poi altri luoghi più inquietanti e oscuri. Come le “stazioni” di una via crucis, in cui il tranquillo corso di un’esistenza illuminata dall’amore e dagli affetti, alla ricerca di una quieta felicità, improvvisamente muta, si interrompe, cambia direzione sotto l’influenza del “demone” del gioco.
La trama
Al centro di GAP, un uomo solo con i suoi pensieri – e i suoi incubi – ripercorre i momenti significativi della propria storia. In particolare quell’attimo cruciale in cui un semplice gesto, la decisione casuale di inserire una moneta in un videopoker, cambia il corso degli eventi. Vincere a volte può essere pericoloso. La sensazione illusoria di essere baciati dalla fortuna, il denaro ottenuto senza fatica ma soprattutto il sottile brivido del rischio, possono produrre una sorta di momentanea esaltazione ma per alcuni. I quali risultano inconsapevoli “predestinati”, complici anche particolari circostanze, indurre una sorta di “assuefazione”.
Una sorta di predisposizione, una fragilità, un’inclinazione alle dipendenze che potrebbe non essersi mai manifestata in precedenza, come capita a volte per le allergie. Il protagonista, un giovane tipografo, con un lavoro sicuro, già fidanzato e in procinto di sposarsi con la donna di cui è profondamente innamorato, scopre all’improvviso questa sua vulnerabilità. Ma non sa riconoscerla. Non ne ha mai sentito parlare, continua a pensare che in fondo sia un “innocente passatempo”, e si lascia travolgere, rovinosamente, dalla passione per il videopoker. Ipnotizzato dalle sequenze e combinazioni di semi e carte, figure e numeri, trascorre sempre più tempo davanti a quello schermo. Inizia a trascurare le amicizie, la famiglia, il lavoro e intanto le perdite continuano ad aumentare. Anche perché nell’assurda convinzione di poter, anzi “dover”, rifarsi, invece di fermarsi continua a giocare, e giocare, e giocare ancora. I debiti, i sotterfugi e le bugie per tentare di nasconderli, insieme a quella che ormai è diventata la sua ossessione, lo portano a isolarsi sempre più. Cadendo nell’illusione di riuscire a proteggere il suo segreto, fino a distaccarsi dalla realtà.
Una storia emblematica
Ispirata alla cronaca e basata su statistiche e studi scientifici, documenti e interviste. GAP mette l’accento sulle insidie nascoste nel gioco d’azzardo e sul fenomeno sempre più diffuso delle dipendenze a fronte del moltiplicarsi di possibilità e modalità con cui tentare la sorte tra Lotto e Superenalotto, i vari Gratta e Vinci, Bingo e lotterie, i vari concorsi come Turista per Sempre, con estrazioni quasi continue, con le tradizionali corse dei cavalli, videopoker o slot machines e un’infinità di giochi online. Il protagonista è un individuo assolutamente “normale” e comune. Nessun indizio per lui né per gli altri che lo attenda nulla più che un futuro ricco di soddisfazioni professionali e personali. Una volta però innescata la pericolosa spirale, a causa di quel che un poteva apparire come un “vizio” e invece è ormai riconosciuta come una vera e propria patologia, una forma di dipendenza “non da sostanze”, in cui il gioco o meglio l’azzardo si rivela non meno temibile di una droga.
La debolezza dello spirito
Con drammaturgia e regia di Stefano Ledda, anche protagonista sulla scena, elaborazione video di Andrea Lotta, trucco di Evelina Bassu (tecnico audio e luci Raimondo Marras) affronta in modo diretto attraverso l’immediatezza e la forza espressiva e comunicativa del teatro, un tema attuale e scottante, con gravi ricadute sul tessuto economico e sociale. Nei periodi di crisi e incertezza, di mancanza di prospettive e timori per il futuro il fenomeno della dipendenza da gioco d’azzardo paradossalmente, ma non troppo, si intensifica e come per ogni debolezza, del corpo come dello spirito, chi ne è vittima tende a nascondere o sminuire la gravità della propria malattia, a cominciare da sé e dai suoi familiari.
Una lunga tradizione tra letteratura e cinema
Un (anti)eroe moderno si scontra simbolicamente sul palco con i suoi mostri e i suoi fantasmi, la sua è una battaglia in solitario, una vera e propria “discesa agli inferi” durante la quale scopre un mondo parallelo che non conosceva, ma soprattutto è costretto a fare i conti con la propria vulnerabilità: lo spettacolo si inserisce in una lunga tradizione, tra letteratura e cinema, da Fëdor Dostoevskij con “Il giocatore” a Aleksandr Puškin con “La dama di picche”, a films come “Casinò” di Martin Scorsese, “La stangata” di George Roy Hill, con Paul Newman e Robert Redford, fino a “Molly’s Game” di Aaron Sorkin che indagano i vari aspetti di una inclinazione verso il sottile brivido dell’azzardo, che attraverso le varie epoche si manifesta, in forme differenti, presso tutti i popoli e tutte le culture, che trasforma il piacere del gioco in una pericolosa, e irresistibile tentazione, con conseguenze imprevedibili (e talvolta tragiche).
Sardegna 2022 – Rovinarsi è un Gioco – matinées per le scuole
Il fulcro del progetto Sardegna 2022
Promosso dal Teatro del Segno che riparte da Is Mirrionis con quattro intense giornate di spettacoli e incontri dedicate agli studenti – martedì 15 e giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 novembre alle 9.30 e alle 11.30 – per sensibilizzare e informare i ragazzi e gli adolescenti sugli “effetti collaterali” che il fascino del gioco e il brivido dell’azzardo possono avere su individui e società, dove le emozioni suscitate dalla visione dello spettacolo, lasciano poi spazio a momenti di riflessione e confronto con psicologi, con esperti e operatori dei SerD.